Sordo alla contrarietà di amministrazioni locali e alla volontà popolare, il Governo dice sì alle trivellazioni offhsore a pochi chilometri dalla costa abruzzese

Si è chiusa con un via libera al progetto di Ombrina Mare – con cui si realizzerebbe a pochi chilometri dalla Costa dei Trabocchi una nuova piattaforma petrolifera, collegata a una nave-raffineria operante poco più al largo – la Conferenza dei servizi riunita oggi a Roma presso la sede del Ministero per lo Sviluppo Economico.

Un atto di sordità che testimonia la subalternità di Renzi ai petrolieri ed evidenzia che nulla sembra essere in grado di riconnettere il governo al volere di una moltitudine di cittadini e istituzioni che chiedono un futuro diverso per il Paese.

Non servono le proteste, le leggi dei governi locali, i referendum, i ricorsi. La Conferenza di questa mattina di fatto ignora ben due normative, approvate recentemente dalla Regione Abruzzo proprio per contrastare Ombrina Mare: il divieto di attività petrolifere entro le 12 miglia dalla costa (che peraltro è coerente con una legge nazionale aggirata da un decreto del governo Monti) e l’istituzione di un parco marino regionale in quel tratto di costa.

Ignora che Ombrina Mare è il simbolo di una lotta che interessa l’Adriatico, lo Ionio, il Canale di Sicilia e la Sardegna.

Ignora che dieci Regioni hanno promosso un referendum sulle trivelle, i cui quesiti sono al vaglio della corte di Cassazione.

Ignora che tutte le Regioni italiane hanno adottato all’unanimità il così detto “Manifesto di Termoli”, con cui si esprime la contrarietà dei governi locali all’accentramento delle decisioni sui temi dell’energia e della ricerca e sfruttamento di petrolio e gas in particolare.

Ignora che lo Sblocca Italia, predisposto per spalancare i nostri mari ai petrolieri, è al momento oggetto di un ricorso promosso da sette Regioni e pendente presso la Corte Costituzionale.

Dovremo fare di più, per farci sentire: e lo faremo. Questa di oggi non sarà l’ultima parola su Ombrina.