I nostri attivisti sono appena rientrati dall’azione presso la piattaforma Vega A, di proprietà di Edison e ENI, a circa 12 miglia da Pozzallo, in Sicilia. Partiti dalla Rainbow Warrior gli attivisti hanno fatto volare un gommone “alato” nello spazio aereo circostante la trivella. Dal gommone volante sventolava uno striscione con la scritta “Go Solar”, mentre dal paramotore quella “Accendiamo il Sole”.

Che qui vogliano realizzare una nuova piattaforma e nuovi pozzi è un vero scandalo: non solo la Vega si trova entro le 12 miglia, raggio in cui nei nostri mari non dovrebbero sorgere nuove trivelle, ma l’impianto è finito sotto accusa per smaltimento illecito di rifiuti.

Il processo, contro sei manager e dirigenti della Edison, concessionaria con ENI del titolo minerario, si è concluso lo scorso maggio con la prescrizione.

Come documentato dall’ISPRA e confermato da una perizia della procura di Ragusa, infatti, tra il 1989 e il 2007 Edison avrebbe iniettato illegalmente in un pozzo sterile a 2.800 metri di profondità un mix di acque di strato (liquidi presenti nel sottosuolo insieme agli idrocarburi, con elevate concentrazioni di metalli pesanti), acque di lavaggio delle cisterne della nave di stoccaggio del greggio e acque di sentina. In totale, quasi mezzo milione di metri cubi di liquidi classificati come “rifiuti speciali”: una vera e propria discarica sottomarina, con il rischio che i liquidi ospitati nella cavità possano fuoriuscire e rilasciare in mare grandi quantità di inquinanti.

Insomma, una situazione paradossale: mentre da un lato il Ministero dello sviluppo economico concedeva la proroga per le attività e, di fatto, autorizzava la realizzazione di una nuova piattaforma e di 12 nuovi pozzi di estrazione, dall’altro il ministero dell’Ambiente si costituiva parte civile all’interno del processo, chiedendo un risarcimento danni pari a 69 milioni di euro.

Tutto questo non solo è assurdo, ma inaccettabile: il Governo deve impegnarsi con fatti concreti per abbandonare le fonti fossili e supportare le energie rinnovabili, mettendo in primo piano gli energy citizens, i cittadini che vogliono “autoprodurre” la propria energia. Solo così potremo rispettare gli impegni di Parigi, che l’Italia deve ancora ratificare, e raggiungere l’obiettivo che Renzi stesso si è dato del 50% di elettricità rinnovabile entro il 2018.

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