Il virus venuto dalla Cina se l’è portato via e Sepulveda, ironia della sorte, nacque il 4 ottobre 1949, tre giorni dopo la proclamazione da parte di Mao Tse Tung della Repubblica Popolare di Cina. Ma il 4 ottobre è anche la ricorrenza di S. Francesco, patrono dell’ecologia, e il motivo per cui ricordiamo oggi questo grande scrittore cileno è proprio per il suo apporto al pensiero e alle battaglie ambientaliste. Un vero “guerriero dell’arcobaleno”.

Dopo il golpe di Pinochet visse il carcere, le torture, la dittatura militare. Per sette mesi restò chiuso in una cella così stretta e bassa da non potersi neanche alzare in piedi. Disse: «È difficile immaginare come una mente umana possa resistere e non svanire nella follia, in simili condizioni».

Dopo il Cile, la lotta politica in Nicaragua e diversi viaggi in America Latina, Sepulveda si trasferì in Germania, ad Amburgo, e si unì a Greenpeace. In una intervista al Corriere della Sera, racconterà:

«Ho imparato molto dalla generosità dei miei compagni, volontari che sacrificavano le vacanze per prender parte a qualcosa di importante. Ricorderò sempre quando, nel 1982, bloccammo il porto di Yokohama, per impedire l’uscita della flotta baleniera giapponese. Quasi due mesi in acqua. Era freddo, faticoso, e non si mangiava bene a bordo [della nave di Greenpeace]. Ma eravamo convinti che fosse importante. Nessuno ha detto: lascio, non ce la faccio. Finché abbiamo vinto. Non solo la flotta non lasciò il porto, ma nell’84 la Commissione baleniera internazionale dichiarò la moratoria della caccia alle balene».

È un tipo di lotta che ha ancora senso? Sepulveda ne è convinto.

«Allora ho imparato che, se c’è una coscienza forte, la lotta può essere vincente. La politica la fa anche ciascuno di noi, dal basso, con le proprie scelte quotidiane, per come e quanto può. Se c’è un’idea forte è possibile vincere, anche contro la brutalità dei governi. Purtroppo non sempre nell’immediato».

I suoi libri sono sempre stati fonte di ispirazione per tanti di noi. “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” è dedicato a Chico Mendes – sindacalista brasiliano vittima dei latifondisti interessati alla deforestazione dell’Amazzonia – dove lo scrittore visse sette mesi con i Popoli Indigeni prima di scrivere il libro. “Il mondo alla fine del mondo” è un romanzo sulla distruzione del pianeta in nome del profitto ed è tutto incentrato sulle battaglie di Greenpeace contro la caccia alle balene. Ogni opera è però influenzata dalla coscienza ambientalista di Sepulveda, anche i libri per ragazzi, come “La gabbianella e il gatto” dove vengono evocate le navi “ornate dai colori dell’arcobaleno che non sempre arrivano in tempo per impedire l’avvelenamento dei mari”.

Noi non siamo arrivati in tempo per salutarti, Sepulveda, ma vogliamo continuare a sognare con te, fiduciosi che quelle che altri possono chiamare utopie sono invece “utopie concrete”. Insieme ce la possiamo fare, perché come ci hai insegnato “solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo ad essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo”.