Le case automobilistiche sono tra le principali responsabili di quanto sta accadendo al clima e all’aria che quotidianamente respiriamo: lo dimostra il nostro ultimo rapporto  “Scontro con il clima: come l’industria automobilistica guida la crisi climatica” – che esamina l’impatto sul clima delle 12 maggiori case di produzione automobilistiche a livello mondiale – secondo cui nel 2018 il settore automobilistico ha prodotto il 9% delle emissioni globali di gas serra: più di tutta l’Unione Europea.

All’interno di questo scenario poco rassicurante, bisogna poi considerare che la sola Volkswagen emette più di tutta l’Australia, e che anche la Fiat Chrysler Automobiles non è da meno: pare infatti che sia proprio quest’ultima l’azienda con il più alto livello medio di emissioni per veicolo, inquinando – in termini di gas serra – più dell’intera Spagna.

Per molto tempo il settore automobilistico ha affermato di comprendere la grave minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici: da una parte producendo ad esempio pubblicità e spot televisivi in grado di creare un processo di sensibilizzazione intorno al problema, e dall’altra esponendo, ai più famosi motor show di tutto il mondo, svariati modelli alternativi e di gran lunga più ecologici rispetto a quelli tradizionali. Attraverso una simile strategia, le industrie automobilistiche sono riuscite a guadagnarsi grande consenso tra i consumatori e una copertura mediatica molto positiva.

Le scelte industriali di queste aziende, però, ci raccontano una storia molto diversa: il rapporto infatti dimostra come queste aziende abbiano di fatto ripetutamente fallito nel rispondere adeguatamente all’emergenza climatica. Sono passati quasi quattro anni dalla firma dell’Accordo di Parigi, e la transizione verso un sistema di trasporti più rispettoso del clima è ancora una necessità vincolante.

Occorre dunque una rivoluzione della mobilità e dell’intero settore dei trasporti; e le aziende automobilistiche – che oggi stanno ostacolando questa trasformazione proponendo false soluzioni (come le macchine ibride) – devono smetterla di sottrarsi alle loro responsabilità per diventare invece protagoniste di questo cambiamento. L’industria automobilistica deve perciò abbandonare completamente gli inquinanti motori a combustione interna, smettere di seguire un modello di business sbagliato che prevede un costante aumento della vendita di veicoli, e puntare piuttosto su servizi che si integrino con il trasporto pubblico, come il car sharing e il car pooling.

Per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5°C di riscaldamento globale, chiediamo a tutte le case automobilistiche di fermare la produzione e la vendita di auto diesel e benzina entro il 2028 – compresi i modelli ibridi – e di impegnarsi a produrre veicoli elettrici più piccoli, leggeri, ed efficienti dal punto di vista energetico.