Se l’industria dell’estrazione mineraria pensa di poter spedire macchinari mostruosi a scavare sott’acqua, in un habitat oceanico profondo e pieno di creature che non si trovano da nessun’altra parte sulla Terra, allora avrà bisogno di ingegnarsi parecchio per convincere chi ci governa che si tratta di una buona idea.

Spregiudicate società minerarie sono desiderose di iniziare a saccheggiare minerali e metalli sui fondali dei nostri oceani , una scelta che rischia di generare una perdita irreversibile di biodiversità e di rendere più difficile la lotta ai cambiamenti climatici, danneggiando importati depositi di carbonio. Ci troviamo di fronte ad un’emergenza climatica, e l’estrazione mineraria in acque profonde è chiaramente una pessima idea.

In che modo dunque questa industria sta cercando di convincere i politici e il pubblico di tutto il mondo a sostenere queste pratiche distruttive?

Ecco tre miti sull’estrazione mineraria in alto mare e sul perché non è affatto come ce la raccontano:

MITO 1 – È una soluzione green

Alcune società di estrazioni minerarie in alto mare stanno promuovendo questo business rischioso come una soluzione “green”. Sostengono che i metalli e i minerali provenienti dal fondale marino sono necessari per soluzioni energetiche più pulite, come le energie rinnovabili e le batterie elettriche per auto. Fra loro, una società che non a caso si chiama DeepGreen, il cui amministratore delegato ha dichiarato: “Personalmente, mi sento molto a disagio quando le persone ci descrivono come minatori delle profondità oceaniche”.

Dovremmo tutti sentirci a disagio di fronte a questo tipo di attività di greenwashing. L’estrazione in alto mare è tutt’altro che una soluzione “green” e potrebbe persino peggiorare i cambiamenti climatici: le profondità oceaniche rappresentano infatti una delle nostre migliori difese contro il riscaldamento globale perché permettono di trattenere il carbonio. Scavare il fondale marino potrebbe interrompere questo processo naturale dell’oceano e portare al rilascio, nell’oceano e nell’atmosfera, di queste riserve di carbonio – portando così ad un aumento delle temperature della Terra.

Gli esperti del settore delle rinnovabili ci dicono che una rivoluzione energetica globale – che ci vedrebbe passare entro il 2050 all’utilizzo di energie rinnovabili al 100% – può avvenire benissimo anche senza l’estrazione mineraria in acque profonde. Uno studio condotto quest’anno ha dimostrato che per mantenere l’aumento della temperatura media globale a meno di 1,5°C, dobbiamo concentrarci su una progettazione più efficiente in termini di risorse e aumentare rapidamente il riciclo dei materiali.

MITO 2 – Aiuta ad evitare gli abusi dei diritti umani

I minatori delle profondità oceaniche stanno cercando di dirci che le estrazioni minerarie in alto mare sono l’unica soluzione per evitare gli abusi dei diritti umani (come il lavoro minorile, le condizioni di lavoro pericolose, i rischi ambientali e per la salute) legati alle estrazioni a terra. Ma non ci dicono che la difesa dei diritti umani e la salvaguardia dell’ambiente fanno parte della stessa lotta – e che le industrie minerarie di tutto il mondo le hanno compromesse entrambe, e rischiano adesso di comprometterle ancora di più, minacciando gli oceani da cui dipende la sicurezza alimentare e la protezione del clima di miliardi di persone.

Non vi è inoltre alcuna prova che l’estrazione in alto mare sostituisca o ponga fine alle attività estrattive sulla terraferma. L’estrazione non necessaria dai fondali oceanici rappresenterebbe un grave errore e basta! La verità è che ottenere minerali e metalli per la nostra tecnologia non dovrebbe danneggiare nessuno – esseri umani, animali, ambiente. Il che ci porta al prossimo mito…

MITO 3 – È essenziale per il tuo prossimo telefono

La terza affermazione che l’industria dell’estrazione mineraria in alto mare ama fare, è che i minerali e i metalli che vogliono estrarre dai fondali marini sono essenziali per stare al passo con la domanda di smartphone e laptop a livello mondiale.

Queste affermazioni, per ora, non trovano riscontro dai big del settore IT. Al momento infatti i giganti della tecnologia non hanno nelle loro catene di approvvigionamento alcun materiale estratto dalle profondità oceaniche – e vogliamo che continui ad essere così.

Considerati gli avvertimenti degli scienziati sugli enormi rischi dell’apertura dei fondali oceanici da parte dell’industria mineraria, i marchi di elettronica dovrebbero allontanarsi dallo sfruttamento infinito delle risorse in favore di un’economia più “circolare”.

L’e-waste (rifiuti elettrici ed elettronici) è un termine utilizzato per descrivere i prodotti elettronici che ormai non vogliamo più perché obsoleti o perché non più funzionanti: oggi rappresenta anche il tipo di rifiuti a più rapida crescita. Un sistema economico “circolare” ci vedrebbe passare dal sistema dell’economia lineare (prendi-consuma-getta) – che attualmente seguiamo per i nostri dispositivi elettronici – ad uno che invece minimizzi gli scarti, riciclando metalli e minerali provenienti dai prodotti elettronici recuperati e che si concentri sulla progettazione di dispositivi più intelligenti che riducano l’uso di metalli e minerali fin dall’inizio.

Abbiamo bisogno di una leadership più forte da parte dei giganti della tecnologia. Tesla e Panasonic si sono impegnate a eliminare gradualmente, nell’arco del prossimo decennio, il cobalto, un metallo di particolare interesse per l’estrazione mineraria in alto mare. Con le società di estrazione mineraria in alto mare che fanno pressione contro un Trattato Globale sugli Oceani in grado di proteggere la vita marina, abbiamo bisogno di mandare un segnale più forte e ampio:  l’industria mineraria in alto mare non deve avere futuro.

I giganti della tecnologia, come ad esempio Google, Apple e HP, dovrebbero impedire che il loro nome venga utilizzato per consentire l’estrazione mineraria in acque profonde.

Le aziende che vogliono estrarre dai fondali marini per scopi di lucro stanno cercando di affermare che questo business è essenziale per il nostro futuro. Ma non lo è. Il futuro appartiene a noi tutti – e un futuro sicuro significa oceani sani.

Per questo stiamo chiedendo un trattato a livello globale per proteggere le zone d’alto mare dove queste estrazioni vogliono iniziare. Firma anche tu la nostra petizione: gli oceani sono un bene fondamentale per il nostro futuro e per quello del nostro Pianeta. Proteggiamoli!

Proteggi gli Oceani

Cambiamenti climatici, pesca eccessiva, estrazioni minerarie, trivellazioni, plastica: i nostri oceani subiscono di tutto per colpa dell’avidità umana. Spesso sono proprio le zone d’Alto Mare, al di fuori della giurisdizione degli Stati costieri, a diventare prede degli interessi di pochi Stati ricchi e potenti o di aziende spregiudicate. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore? Non possiamo accettarlo: per difendere il fragile e meraviglioso ecosistema marino, serve creare una rete di Santuari d’Alto mare su scala planetaria.

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