Dal modo in cui viene prodotto il cibo che mangiamo dipende non solo la nostra salute, ma il futuro del nostro Pianeta. La transizione dall’attuale modello di agricoltura industriale intensivo a modelli più sostenibili è una sfida di portata epocale che occorre affrontare con fermezza. E l’Unione europea, pur con tutti i suoi attuali limiti di governance, è e continuerà ad essere uno degli attori principali di questa sfida: il 36% del budget europeo viene investito nel settore agricolo; il modo in cui questi fondi vengono allocati può fare una grandissima differenza.

Activity in Brussels to Launch European Citizens’ Initiative to Ban Glyphosate. © Eric De Mildt / Greenpeace

Greenpeace activists, wearing protective clothing and masks, display a banner outside the European Commission that reads “Stop Glyphosate.” Greenpeace and other environmental and health organisations are meeting in Brussels (as well as Madrid, Rome, Berlin and Paris) to launch a European Citizens’ Initiative (ECI) to ban glyphosate, reform the EU pesticide approval process, and set mandatory targets to reduce pesticide use in the EU.
The goal is to collect at least one million signatures from Europeans and submit the petition before the Commission’s next move to renew, withdraw or extend the EU licence of glyphosate.

Anche grazie alla mobilitazione di milioni di cittadini, molto di buono è stato già fatto a livello comunitario negli anni passati: per controllare l’utilizzo in agricoltura di pesticidi e composti chimici pericolosi, per monitorare l’inquinamento da nitrati, per evitare un uso indiscriminato di organismi geneticamente modificati e per fare in modo che i consumatori abbiano – attraverso le varie normative europee sull’etichettatura dei prodotti – maggiore accesso alle informazioni che servono per consumare in modo consapevole e responsabile.

Più nello specifico, il Parlamento europeo ha dato un contributo decisivo ad alcune delle normative chiave legate al comparto del cibo: le nuove norme sui fertilizzanti a base di fosfato, che prevedono limiti al contenuto di cadmio consentito, le norme volte a limitare l’abuso di antibiotici nel settore degli allevamenti sono due esempi particolarmente importanti. Più volte il Parlamento ha inoltre assunto posizioni critiche nei confronti della Commissione europea, dove il peso degli egoismi dei singoli governi nazionali si fa più sentire: ha votato con forza contro l’importazione di mangimi contenenti OGM resistenti agli erbicidi; ha raccomandato un bando parziale del glifosato e quello dei pesticidi neonicotinoidi, dannosi per la salute delle api.

Tutto questo è tanto, ma non basta. Il prossimo Parlamento europeo dovrà prendere decisioni urgenti e coraggiose. Serve una riforma ambiziosa della PAC, il sistema di sussidi attraverso il quale quel 36% di budget viene distribuito tra gli operatori del settore per mettere fine a sussidi e politiche che sostengono la produzione intensiva di carne e prodotti lattiero-caseari; sostenere le aziende agricole che producono con metodi ecologiche; adottare politiche che guidino il cambiamento delle abitudini alimentari e dei modelli di consumo, finalizzati a raggiungere l’obiettivo di ridurre almeno del 50% il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari, entro il 2050.

Se le cose non cambiano, nel 2050 le emissioni di CO2 legate alla filiera di produzione industriale del cibo saranno infatti più della metà delle emissioni complessive imputabili all’uomo: semplicemente non ce lo possiamo permettere.

Le elezioni europee di domenica 26 maggio sono un passaggio decisivo: ci auguriamo che da tale appuntamento elettorale possa uscire un Parlamento europeo forte, capace di superare gli egoismi nazionali e prendere, anche a proposito della produzione e del consumo del cibo, le decisioni coraggiose di cui il nostro Pianeta ha urgente bisogno.

Ferma gli Allevamenti Intensivi

Quello che mangiamo oggi determina il mondo di domani: non mettiamo il Pianeta nel piatto!

Partecipa