E’ di ieri la notizia di uno sversamento illegale di liquami provenienti da un allevamento intensivo di suini in Piemonte: in poche ore i liquami stoccati nella vasca di rimessaggio e riversati in un canale hanno raggiunto il fiume Po e fatalmente anche un impianto di allevamento ittico della zona, provocando la strage di oltre 50 tonnellate di trote.

E’ purtroppo l’ennesima conferma di quanto l’allevamento intensivo possa avere effetti devastanti sull’ambiente e sulla biodiversità, e delle conseguenze a 360 gradi che possono avere le attività umane sul nostro pianeta: dalla terra, al mare, al clima, fino a noi. Vittime spesso inconsapevoli di un mercato del cibo distorto e insostenibile, siamo infatti anche noi cittadini e consumatori!

Questa storia mette in evidenza come non solo gli allevamenti intensivi di carne siano dannosi, ma anche come ormai tutto il nostro sistema di produzione del cibo stia andando in una direzione dannosa per l’intero pianeta, che punta sempre più a produzioni massive e con gravi impatti ambientali.  E non dimentichiamoci che anche gli allevamenti ittici intensivi possono essere altrettanto devastanti e oggi in piena espansione.

Il mercato del pesce è infatti invaso da prodotti ittici provenienti dall’acquacoltura, settore alimentato da fondi pubblici e erroneamente rappresentato come la soluzione alla crisi globale delle risorse ittiche, ormai al collasso a causa della pesca eccessiva.

La vera storia è invece che abbiamo pescato troppo e invece di tutelare il mare preferiamo incrementare l’allevamento intensivo, che altro non fa che compromettere ulteriormente la situazione.

Il pesce allevato deve essere nutrito con altro pesce, che dobbiamo necessariamente prelevare dal mare ed è chiaro che ciò non sia sostenibile e attualmente non esiste ancora alcuno schema di certificazione dei prodotti ittici allevati (o della pesca) che possa essere considerato davvero affidabile.

Inoltre, l’inquinamento e l’insorgenza di malattie e parassiti può essere particolarmente problematica negli allevamenti ittici dove c’è un’alta densità di esemplari (e delle loro deiezioni), motivo per cui è spesso necessario ricorrere all’uso di antibiotici.

L’allevamento intensivo – a terra come in mare – rappresenta una minaccia alla biodiversità.

Fertilizzanti chimici, pesticidi e farmaci ad uso veterinario provenienti da allevamenti intensivi o colture destinate alla mangimistica possono inquinare l’acqua e il suolo risalendo, a volte, la catena alimentare.

La buona notizia è che i consumatori hanno la possibilità di scegliere, evitando di acquistare prodotti che provengono da allevamenti intensivi e scegliere invece produzioni sostenibili.

Ferma gli Allevamenti Intensivi

Quello che mangiamo oggi determina il mondo di domani: non mettiamo il Pianeta nel piatto!

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