Stamattina la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, chiamata a decidere sui fondi da assegnare agli allevamenti intensivi nei prossimi anni, ha votato a favore di una riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che continua a sostenere un sistema inquinante e dannoso.

Bisognava decidere se mantenere così com’è l’attuale sistema industriale di produzione di carne, dannoso per l’ambiente e rischioso per la nostra salute, oppure schierarsi per una produzione ecologica e sostenibile: e cosa ha scelto di fare la maggioranza degli europarlamentari?

Ebbene, ha votato contro la proposta di subordinare i pagamenti della PAC al rispetto di standard basilari in materia di benessere animale, tra cui l’obbligo di prevedere per gli animali allevati uno spazio minimo sufficiente per potersi muovere, girare e sdraiare, e ha respinto la proposta di aumentare la quota di fondi pubblici destinati a sostenere modelli di agricoltura ecologici e rispettosi del clima.

In poche parole ha scelto di sostenere gli allevamenti intensivi, che danneggiano ambiente e clima, maltrattano gli animali e spingono fuori dal mercato i piccoli produttori.

Ma gli europarlamentari hanno idea di cosa siano davvero gli allevamenti intensivi nel nostro paese e cosa significhi vivere vicino uno di questi impianti?

Abbiamo deciso di andare a vedere queste “fabbriche di carne” in Pianura Padana, dove le attività di allevamento intensivo sono maggiormente concentrate.

 Gli allevamenti di questo tipo sono grandi, molto grandi. Sono quasi sempre chiusi, protetti da metri di mura e recinti. Sono spesso “anonimi”: dentro i loro capannoni potrebbe esserci qualsiasi cosa… se non fosse per i versi degli animali e l’odore acre che ti colpiscono quando ti avvicini.

Abbiamo girato 4 diverse province raccogliendo foto e video di questi enormi impianti e delle aree circostanti per documentarne gli impatti ambientali. Non abbiamo visitato gli interni, ma siamo rimasti comunque impressionati da quanto visibile da fuori e soprattutto dall’alto: vere e proprie “cittadelle”, a volte più vaste dei centri abitati limitrofi, dove “vivono” migliaia e migliaia di animali rinchiusi in lunghi capannoni: da un lato gli altissimi silos dei mangimi, dall’altro le vasche di liquame, vaste anche come campi da calcio.

E dove finiscono queste enormi quantità di liquami? Nell’ambiente, trasformandosi in inquinanti per terra, acqua e aria, e in un rischio per la salute.

Per questo abbiamo voluto incontrare e intervistare anche chi vive vicino a questi impianti, battendosi contro un sistema di produzione alimentare che sta compromettendo la qualità dei territori e della vita di chi li abita.

Un sistema che può essere cambiato proprio adesso, negli ambiti decisionali italiani ed europei che stanno decidendo come sarà la prossima Politica Agricola Comune (PAC): una voce importante che rappresenta circa il 40% del bilancio annuale europeo.

Dai territori sempre più persone chiedono di fermare gli allevamenti intensivi e di scegliere una strada alternativa di sviluppo locale. A Governo e Unione Europea chiediamo di mettere fine ai sussidi destinati alla produzione intensiva di carne e prodotti lattiero-caseari, destinando quegli stessi soldi pubblici a sostenere aziende ecologiche che producano meno, ma con maggiore qualità. Quelle stesse aziende che oggi stanno chiudendo.

Oggi, possiamo dirlo, gli europarlamentari della Commissione Agricoltura hanno preferito sostenere il modello  delle fabbriche di carne che abbiamo visto in Pianura Padana piuttosto che quello ecologico e sostenibile.

Invertire la rotta è ancora possibile, cosa deciderà il prossimo Parlamento Europeo?

Ferma gli Allevamenti Intensivi

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