Chaco. Photo credits: @Chaco il Tour

A Roma il 21 marzo alle 21 presso il Nuovo Cinema Aquila, verrà proiettato per la prima volta in Italia il docufilm “Chaco”.

Il protagonista di questo film è lo stesso regista, Daniele Incalcaterra, che riceve in eredità 5.000 ettari di terra nella parte paraguayana del Gran Chaco, la seconda foresta più grande del Sud America, che oltre al Paraguay interessa Argentina, Bolivia e una piccola porzione del Brasile.

Daniele vorrebbe restituire questa terra a chi la abita da sempre, cioè al Popolo Indigeno dei Guaraní Ñandevas, e impedirne la deforestazione mirata alla coltivazione intensiva di soia. Una volta in Paraguay la realtà con cui deve confrontarsi si presenta però estremamente complicata. Inizia così una battaglia agguerrita contro la burocrazia fraudolenta e gli interessi dell’agribusiness. Daniele, con il supporto di un decreto dell’allora Presidente del Paraguay, Fernando Lugo, spera di creare una riserva naturale chiamata Arcadia. Ma la sua proprietà è inaccessibile, chiusa tra quelle di Favero, uno dei latifondisti più potenti del Paraguay, nonché il principale produttore individuale di soia del Paese.

“Chaco” è un film personale che parla di un paese lontano, ma tocca una problematica globale e attuale, che ci riguarda più di quel che immaginiamo.

A livello globale, l’80% della deforestazione avviene per fare spazio a terreni agricoli -molti dei quali occupati da colture destinate alla mangimistica, come nel caso della soia- e per creare pascoli per animali destinati al macello. Oltre ad avere un impatto devastante sul clima e sulla biodiversità, la deforestazione è spesso associata alla violazione dei diritti umani, in particolare quelli dei Popoli Indigeni e delle comunità tradizionali la cui cultura e sussistenza dipendono dalle foreste.

L’espansione e l’aumento di terreni coltivati a soia e destinati al pascolo è trainato prevalentemente dalla crescente domanda dell’industria mangimistica, che a sua volta risponde all’aumento di produzione e consumo globale di carne e prodotti lattiero-caseari.

Chaco. Photo credits: @Chaco il Tour

L’Unione europea è il secondo maggiore importatore di soia al mondo. Per cosa viene utilizzata la soia che importiamo? Più dell’80% della soia che arriva nell’UE è destinata all’alimentazione di animali da allevamento e/o destinati al macello.

In parole povere: più carne e prodotti lattiero-caseari consumiamo qui in Europa, più aumenta la domanda di mangimi per gli animali da allevamento e destinati al macello. Per soddisfare questa domanda, ecosistemi preziosi e fragili come l’Amazzonia -la più grande foresta pluviale tropicale del mondo-, il Cerrado brasiliano -la savana più ricca di biodiversità del Pianeta-, e il Gran Chaco, vengono progressivamente distrutti per lasciare spazio a monoculture di soia e agli allevamenti. Ad opporsi a questa distruzione e a pagarne le conseguenze sono i guardiani delle foreste, i Popoli Indigeni, la cui sopravvivenza è sempre più minacciata.

Il collegamento tra deforestazione e produzione industriale di carne e mangimistica a base di soia è quindi centrale per la sostenibilità ambientale e alimentare. Solo una significativa riduzione del consumo di carne e latticini ci garantirà un sistema agroalimentare adatto per il futuro, a beneficio degli esseri umani, delle foreste e del clima del Pianeta.

Non mangiarti le foreste!

L’80% della deforestazione del mondo è causata dalla produzione intensiva di materie prime, soprattutto agricole: praticamente, cibo che divora le foreste. Soia, olio di palma, cacao, carne, avocado, sono i responsabili di una distruzione senza precedenti. Stiamo decimando le foreste per far posto all’agricoltura massiva e industriale. Un milione di specie è a rischio di estinzione. Se vogliamo salvare il clima e la biodiversità, dobbiamo salvare le foreste.

Partecipa