Sono poche, sono micro e sono alternative. Ma soprattutto vogliono salvare il mare! Sono le iniziative e le buone pratiche selezionate da Greenpeace, che mirano a promuovere e valorizzare la piccola pesca artigianale e sostenibile e il consumo responsabile di pesce.

Girando per mesi il centro-nord Italia abbiamo conosciuto tante iniziative, associazioni, persone che – stanche del pesce proposto dai mercati e in cerca di garanzie su come sia stato pescato – stanno provando ad avviare progetti mirati all’acquisto e alla vendita diretta di pesce, direttamente dai piccoli produttori locali che pescano con un basso impatto ambientale. Con alcuni dei protagonisti e promotori di queste iniziative–ci siamo incontrati a Milano, in occasione delle 16ma fiera nazionale Fa’ la cosa giusta! Sfidando un venerdì nero da sciopero nazionale dei trasporti, in tanti sono arrivati da diverse regioni per condividere esperienze, sfide, opportunità tutte orientate a sviluppare sempre di più una rete di consumatori che insieme ai pescatori artigianali, promuovono una alimentazione e una produzione di pesce sostenibile e che ha a cuore la salute e il rispetto del mare e delle sue risorse.

I rappresentanti intervenuti a Milano, stanno tutti provando a creare un nuovo modello di pesca, commercio e consumo del pesce veramente equo, sostenibile e giusto, sia dal punto di vista ambientale, che economico e sociale. Sostenibile e giusto per il mare, ma anche per i pescatori artigianali che lo hanno pescato e per le generazioni future.

A Milano si è discusso di diverse forme alternative di commercio e consumo di pesce, tutte però caratterizzate da una fondamentale caratteristica: sono dedicate esclusivamente alla pesca artigianale, quella che offre le migliori garanzie di sostenibilità. Piattaforme digitali come Kalulu, che taglia le catene di approvvigionamento mettendo in contatto online i piccoli produttori con i consumatori della zona. Ma anche applicazioni digitali scaricabili e consultabili su smartphone, che consentono alle comunità di piccoli pescatori di proporre e vendere in tempo reale il pesce appena pescato. In Italia esistono applicazioni simili, ma nessuna è gestita e pensata per proporre pesce proveniente esclusivamente dalla pesca artigianale. La cosa straordinaria è che questo sistema sta nascendo dove meno te lo aspetteresti, in Sudafrica. E’ il progetto “Abalobi” che il CNR di Ancona sta monitorando in e che spera di poter applicare presto anche alle nostre comunità di pescatori artigianali. Ma se le nuove tecnologie rappresentano certamente gli strumenti più interessanti e innovativi che offrono nuove opportunità di accesso a mercati alternativi per i piccoli produttori, il mondo digitale e l’accesso a internet e alle nuove resta ancora per i pescatori artigianali italiani un limite e un gap culturale enorme e da colmare.

A testimonianza però che un altro modo di consumare pesce è possibile e che il cambiamento può partire dal basso, con noi a Milano c’era anche il progetto “Pesce d’aprile”, ideato, supportato e realizzato grazie all’impegno e alla volontà di fare la differenza di tanti gruppi d’acquisto lombardi: non trovando il pesce giusto in città o nei tradizionali canali di vendita,  si sono auto-finanziati, organizzati e costituiti in associazione e ora, dopo non poche difficoltà, il pesce lo acquistano in gruppo e direttamente dai pescatori artigianali della toscana.

Tutte micro-realtà, spesso anche difficili da attivare e che ancora non possono essere definite veri business o imprese ma che ci ispirano e ci danno speranza perché si basano su un’economia giusta e solidale, alternativa a ciò che ci viene proposto oggi da media, mercati e grande distribuzione e che ci insegnano che tutto è possibile, basta volerlo e poi… fare la cosa giusta!