Questo è il traguardo positivo di una pacifica battaglia durata otto anni, iniziata nel 2006 quando occupammo per tre giorni la centrale del Polesine.

Abbiamo contrastato la realizzazione di quell’impianto con tutti i mezzi a nostra disposizione. Con azioni pacifiche e non violente, rischiando denunce e condanne; nelle aule giudiziarie e nei tribunali amministrativi, dove abbiamo opposto un serrato sbarramento ai progetti di Enel; e poi con una campagna che ha sfidato apertamente l’azienda, la sua immagine, le sue strategie industriali insostenibili, nocive per il clima, la salute, l’economia.

La cancellazione del progetto di Porto Tolle vuol dire qualcosa di molto concreto. Enel aveva progettato un impianto capace di emettere, in un anno, quattro volte l’anidride carbonicaprodotta dall’intera città di Milano e oltre il doppio degli ossidi di zolfo provenienti dall’intero settore trasporti italiano. Ma, ancor più, le stime dell’impatto sanitario che quell’impianto avrebbe determinato erano terribili: 85 casi di morte prematura l’anno. Considerando che una centrale rimane in funzione anche per quarant’anni, la cancellazione di Porto Tolle vuol dire molte migliaia di vita salvate.

Questa è una grande vittoria di Greenpeace e delle altre associazioni che si sono battute insieme a noi. E’ anche il primo passo concreto di un’azienda – Enel – che mostra importanti segni di cambiamento e che sembra voler abbandonare la “strategia fossile” che da molti anni segnava la sua politica industriale.

Ci sono ancora 13 centrali a carbone attive in Italia: c’è molto da fare per una rivoluzione energetica. La battaglia prosegue, dopo aver raggiunto un punto fondamentale. Continuate a sostenerci, senza di voi non ce la potremo fare.