Credits: Medici Senza Frontiere

Ormai da un anno, i danni causati dal conflitto a Gaza e la sistematica distruzione di strutture e infrastrutture stanno rendendo l’ambiente invivibile e estremamente pericoloso per la salute delle persone che vivono a Gaza, violando oltre al diritto umanitario anche quello di vivere in un ambiente sano, ora e nel lungo periodo.

Le condizioni di vita nella striscia di Gaza sono disumane

Mentre nella Striscia di Gaza continuano i bombardamenti israeliani e i combattimenti  che ad oggi hanno ucciso oltre 41.000 persone,  alla popolazione sfollata sono concessi solo 41km di cosiddetta “zona umanitaria”, l’11% di tutta la Striscia, dove le condizioni di vita disumane stanno compromettendo la salute della popolazione civile,. La mancanza di acqua pulita e servizi igienici sta causando infezioni della pelle (come ad esempio la scabbia) e disturbi gastrointestinali, che sono tra le principali malattie trattate dai team di Medici Senza Frontiere nelle poche cliniche ancora funzionanti. Purtroppo, a dispetto delle cure fornite, molte persone, soprattutto i bambini sotto i 5 anni, si ammalano di nuovo proprio a causa delle drammatiche condizioni sanitarie che li circondano.

Il sistema sanitario è al collasso

I danni e le minacce dirette e indirette alla salute delle persone che vivono a Gaza aumentano a dismisura anche a causa della sistematica distruzione del sistema sanitario. Chi si ammala non può curarsi. Come testimoniato nel corso dell’ultimo anno dai team di Medici Senza Frontiere a Gaza gli ospedali e le strutture mediche sono stati continuamente attaccati e messi sotto assedio, mentre il personale medico è stato minacciato, detenuto e oggetto di violenze. Dei 36 ospedali presenti nella Striscia, 19 oggi sono fuori uso; 1.039 attacchi sono stati riportati contro strutture e servizi medici, oltre 880 operatori sanitari sono stati uccisi e almeno 310 operatori sono stati arrestati dalle autorità israeliane da Ottobre 2023.  

Credits: Medici Senza Frontiere

Gli ospedali da campo non possono essere una soluzione permanente

La distruzione del sistema sanitario a Gaza è tale che è stato necessario installare degli ospedali da campo, 2 attualmente gestiti da Medici Senza Frontiere nel sud della Striscia, per fornire almeno le cure d’emergenza, tra cui servizi chirurgici per le persone ferite dai bombardamenti. Ma questa non è in alcun modo la risposta alla devastazione del sistema sanitario a Gaza e alle continue minacce alla salute di chi vive a Gaza in condizioni disumane. In questo momento solo un cessate il fuoco totale e permanente può permettere di dare urgente assistenza medica e umanitaria alla popolazione, sopravvissuta a un anno di devastazione e violenza indiscriminata.

La guerra sta causando anche danni ambientali gravi

Mentre non si fermano le stragi di civili, la guerra in corso a Gaza sta causando anche gravi danni ambientali, con un impatto su aria, acqua e terra, e su tutti coloro che ne dipendono. Le emissioni immediate di CO₂ sono altissime e attribuibili per il 90% al bombardamento aereo e all’invasione terrestre di Gaza da parte di Israele. L’aria è contaminata da sostanze chimiche, mentre il degrado del terreno e del suolo ha devastato la società agraria di Gaza. Tutto questo si traduce anche in una grave insicurezza alimentare. Il sistema di acqua potabile di Gaza, già insufficiente prima della guerra, è in uno stato ulteriormente critico. Oltre a questo, i sistemi e le strutture di gestione delle fognature, delle acque reflue e dei rifiuti solidi sono collassati, favorendo la diffusione di malattie come infezioni della pelle, epatite A e diarrea, con il rischio di epidemie che mettono a repentaglio migliaia di vite. 

Un team di Medici Senza Frontiere nelle strade devastate dai bombardamenti a Gaza. Credits: Medici Senza Frontiere

La regione interessata dal conflitto è un hotspot climatico

Anche gli effetti del cambiamento climatico esacerbano la crisi della salute pubblica e l’aumento della vulnerabilità della popolazione civile. Sono conseguenze silenziose, ma mortali, della guerra, particolarmente fatali in una regione, come quella del Medio Oriente e del Nord Africa, che si sta riscaldando a una velocità quasi doppia rispetto alla media globale, aggravando le precipitazioni irregolari, le ondate di calore e la siccità

Si parla sempre più spesso di “ecocidio”

La devastazione ambientale a Gaza vìola molteplici leggi e convenzioni internazionali volte a proteggere l’ambiente durante i conflitti armati. Esperti e ONG hanno utilizzato concetti come “ecocidio” per descrivere la distruzione deliberata dell’ambiente di Gaza. Non bisogna poi dimenticare che l’impatto ambientale della guerra si estende ben oltre Gaza, colpendo i Paesi vicini come Egitto, Giordania e Libano. Per questo, senza un cessate il fuoco permanente all’orizzonte, i danni e i costi di ricostruzione aumenteranno inevitabilmente, compromettendo ulteriormente la capacità del popolo palestinese di tornare a vivere a Gaza.

Chiediamo un cessate il fuoco immediato

Di fronte alla crescente crisi umanitaria e ambientale, lanciamo un appello urgente alla comunità internazionale per adottare misure immediate e decisive che possano garantire la sicurezza delle popolazioni civili e tutelare l’ambiente nelle aree di conflitto. Le nostre richieste sono chiare e non possono più essere rimandate:

1. Cessate il fuoco immediato e permanente: La priorità assoluta è fermare la violenza. Un cessate il fuoco immediato e duraturo è essenziale per salvaguardare la vita delle persone colpite e per permettere agli aiuti di raggiungere le comunità in difficoltà.

2. Passaggio sicuro e costante per i camion degli aiuti: Gli aiuti umanitari devono poter raggiungere le comunità colpite senza ostacoli. È vitale garantire che i corridoi umanitari siano aperti e sicuri, per fornire assistenza medica, cibo e beni di prima necessità a chi ne ha urgente bisogno.

Facciamo appello a governi, organizzazioni internazionali e cittadini affinché sostengano queste richieste per fermare la spirale di violenza, proteggere le vite umane e preservare l’ambiente per le generazioni future. Non possiamo restare a guardare.