Energy Transfer vorrebbe farci tacere, ma non siamo mai stati bravi a farlo.

Nel febbraio 2025, Greenpeace USA dovrebbe andare a processo nel North Dakota. Infatti, è stata citata in giudizio da Energy Transfer, operatore dell’oleodotto Dakota Access, per quasi 300 milioni di dollari in relazione alle proteste del 2016 a Standing Rock. Una sconfitta in questo processo minaccia di mettere Greenpeace ai margini della lotta per la giustizia climatica proprio nel momento in cui dobbiamo lottare ancora più duramente per un futuro verde e pacifico.

La posta in gioco è alta, e non solo per Greenpeace USA. Questo processo è un test per tattiche legali pericolose che, se avessero successo, potrebbero essere ampiamente applicate contro chi protesta e, in realtà, contro chiunque denunci o critichi una compagnia con le tasche piene di soldi. 

Non importa cosa accada, Greenpeace non si fermerà. Ma questa minaccia legale è molto reale e consideriamo nostro dovere combattere questa causa non solo per noi stessi, ma anche per i futuri attivisti che potrebbero essere presi di mira in modo simile.

Energy Transfer vuole farci tacere, ma non siamo mai stati molto bravi a farlo. Ecco la storia di questa causa e perché è importante per tutte e tutti noi.

La storia di Standing Rock

Il 2008 è stato l’anno del boom del fracking. È stato l’anno in cui la candidata vice-Presidente Sarah Palin ha detto “trivella, baby, trivella” e, nonostante abbia perso le elezioni, il governo degli Stati Uniti ha sostanzialmente seguito il piano Palin. Infatti, la produzione di petrolio è più che raddoppiata da allora, rendendo gli USA il ​​più grande produttore di petrolio al mondo… di sempre. Questo boom ha anche stimolato la costruzione di oleodotti, terminali di esportazione e altre infrastrutture, tutti fattori che ci condannano a una maggiore dipendenza dai combustibili fossili, danneggiano le comunità vicine e compromettono i lenti progressi che stiamo facendo per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima.

Nel giacimento petrolifero di Bakken nel North Dakota, il boom del fracking ha fatto salire alle stelle la produzione di petrolio, tanto che l’industria petrolifera ha avuto bisogno di un metodo più semplice per far arrivare il suo prodotto alle raffinerie e ai mercati globali. Così, nel 2014, Energy Transfer e i suoi partner hanno proposto il Dakota Access Pipeline (DAPL), un oleodotto che avrebbe trasportato il greggio di Bakken dal North Dakota all’Illinois e poi fino alla costa del Golfo. 

Fin dall’inizio, i membri della tribù Sioux di Standing Rock, insieme ad altre Nazioni Sioux, si sono opposti all’oleodotto. Il presidente della tribù Dave Archambault ha messo l’oleodotto in una prospettiva storica: “Che si tratti di oro dalle Black Hills o di energia idroelettrica dal Missouri o di oleodotti che minacciano la nostra eredità ancestrale, le tribù hanno sempre pagato il prezzo della prosperità dell’America“.

A partire da aprile 2016, i Sioux hanno allestito degli accampamenti lungo il corso del fiume e alcuni giovani “Protettori dell’Acqua” (Water Protectors) hanno organizzato una staffetta di 500 miglia per consegnare una lettera all’US Army Corps of Engineers (il corpo degli ingegneri dell’Esercito degli Stati Uniti). A luglio 2016, Standing Rock ha intentato una causa contro l’Army Corps per bloccare l’approvazione dell’oleodotto. Mentre la costruzione del “Black Snake” (come l’oleodotto è stato soprannominato, in riferimento a un’antica profezia nativa, ndr) avanzava verso il fiume, nell’estate e nell’autunno del 2016 le crescenti proteste hanno attirato l’attenzione nazionale e poi globale. 

La polizia avanza verso un Protettore dell’Acqua che tiene in mano una piuma d’aquila in un accampamento a Standing Rock

Decine di migliaia di persone, tra cui membri di oltre 300 nazioni tribali, si sono recate per proteggere l’acqua e per mostrare solidarietà a Standing Rock. Molte altre persone hanno agito chiedendo all’amministrazione Obama di bloccare i permessi e presentando petizioni alle banche per interrompere i finanziamenti al progetto. Nell’ottobre 2016, i rappresentanti delle Nazioni Unite hanno visitato Standing Rock ed espresso preoccupazioni sulla sovranità indigena. 

Poi, l’8 novembre 2016, Donald Trump è stato eletto presidente. Mentre l’amministrazione Obama aveva respinto la servitù di passaggio dell’oleodotto nel dicembre 2016, uno dei primi atti di Trump è stato ordinare all’Army Corp di concedere la servitù. Il CEO di Energy Transfer, Kelcy Warren, aveva da poco donato $ 250.000 per l’insediamento di Trump come Presidente agli Stati Uniti d’America. In seguito, ha organizzato una raccolta fondi di $10 milioni per aiutare la rielezione di Trump nel 2020. Nel mese di giugno 2017, la costruzione è stata completata e l’oleodotto è entrato in funzione.

Nonostante ciò, la tribù Sioux di Standing Rock non si è arresa. La loro causa è proseguita e nel 2020 un giudice federale ha ordinato all’Army Corps di presentare una valutazione di impatto ambientale completa (EIS) dell’oleodotto. L’ordine di chiusura dell’oleodotto, tuttavia, non è stato confermato. La bozza di EIS è stata pubblicata nel settembre 2023, seguita da udienze pubbliche a Bismarck, North Dakota, nel novembre 2023. La decisione finale sull’oleodotto sarà probabilmente presa solo nel 2025.

Oggi, la tribù Sioux di Standing Rock continua a chiedere che Army Corps “chiuda l’oleodotto e conduca un’analisi ambientale adeguata, che non sia preparata dall’industria dei combustibili fossili”.

L’impero colpisce ancora

La lotta contro il DAPL è ancora in corso, ma le proteste di Standing Rock del 2016 e del 2017 sono state una delle più potenti dimostrazioni di resistenza al potere aziendale che gli USA abbiano visto in molti anni. I boss delle aziende sono stati chiaramente scossi dalla forza del movimento. Dal 2016, sono state promulgate numerose leggi anti-protesta sui combustibili fossili in 18 stati. Le strette relazioni tra industria dei combustibili fossili e funzionari governativi hanno avuto successo in molti tentativi per ridurre lo spazio civico e aumentare le sanzioni per chi protesta in modo pacifico.

Nel caso di Energy Transfer, si sono rivolti ai tribunali.

Energy Transfer ha dapprima citato in giudizio il Tribal Chairman Archambault e altri Water Protectors per danni monetari (il caso è stato poi archiviato) e nel 2017 ha citato in giudizio Greenpeace presso la Corte federale. In un paio di interviste ai media del 2017, l’amministratore di Energy Transfer, Kelcy Warren, ha parlato della motivazione della causa. Ha dichiarato che stava “assolutamente” cercando di “far crollare le donazioni” per Greenpeace, e in un’altra ha affermato che il suo “obiettivo primario” non era avere un risarcimento monetario ma piuttosto “inviare un messaggio: non puoi comportarti così, è illegale e non sarà tollerato negli Stati Uniti“.

Inoltre, questa causa potrebbe essere parte di uno sforzo coordinato per colpire in particolare Greenpeace. Lo stesso studio legale che ha intentato la causa di Energy Transfer aveva intentato l’anno prima una SLAPP simile, ovvero una causa intimidatoria contro Greenpeace per conto di Resolute Forest Products. Greenpeace ha vinto quella causa nel 2023: il caso è stato risolto nel 2024 dopo quasi un decennio di contenzioso. Lo studio in questione, Kasowitz Benson Torres, fondato da uno degli avvocati personali di Trump, ha detto a Bloomberg di essere “in contatto con altre aziende” che stanno pensando di fare causa a Greenpeace.

La prima causa di ET del 2017 è un’opera di scrittura creativa davvero folle. La causa sostiene che Greenpeace, e non la tribù Sioux di Standing Rock o i protettori delle acque indigene, era l’organizzatore dietro le proteste. Energy Transfer ha fatto ogni sorta di affermazioni e ha tracciato collegamenti inverosimili tra quasi tutti i gruppi che hanno criticato DAPL nella storia. L’obiettivo era di ricondurre tutto sotto lo statuto RICO, una legge progettata per combattere la criminalità organizzata, che avrebbe permesso di applicare delle sanzioni monetarie. Fortunatamente, un giudice federale ha respinto le fragili argomentazioni di ET e ha respinto la sua richiesta di estorsione nel 2019.

Ma il giudice non si è mai pronunciato sulle rivendicazioni statali per illecito civile e molte di queste pessime argomentazioni sono tornate alla ribalta quando Energy Transfer ha immediatamente ripresentato la causa presso il tribunale statale del North Dakota.

Persone in marcia a sostegno della Standing Rock Nation nella City Center Plaza di San Francisco.

La criminalizzazione dell’attività di advocacy 

In parole povere, l’attuale causa accusa Greenpeace di cose che non abbiamo fatto e tenta di criminalizzare la normale attività di advocacy pubblica. Una cattiva sentenza in questo caso potrebbe avere terribili ripercussioni per chiunque partecipi a una protesta oppure osi criticare una potente azienda piena di soldi.

Per approfondire, puoi leggere le pericolose argomentazioni che Energy Ttransfer sta portando avanti. Ma il punto più importante è che questa causa è un attacco a due pilastri della normale, comune difesa pubblica: libertà di parola e protesta. Una difesa pubblica come questa dovrebbe godere delle più forti protezioni del Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (che garantisce la libertà di culto, parola e stampa, il diritto di riunirsi pacificamente e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti, ndr), ma la causa riscrive la storia di Standing Rock, la trasforma in una sinistra caricatura di se stessa e poi le assegna un prezzo intimidatorio di quasi 300 milioni di dollari.

Quando ci sono cause SLAPP come questa, il processo stesso è la punizione. Per difendere delle attività protette dalla Costituzione da tali false accuse, l’onere di tempo e denaro è troppo alto per le persone comuni e le organizzazioni della comunità. Di conseguenza, molti devono tacere piuttosto che rischiare una sentenza che può mandarli in rovina.

Firma la lettera aperta di Greenpeace per far sapere a Energy Transfer che sostieni Greenpeace contro la loro causa infondata da 300 milioni di dollari.