Migliaia di metri sotto la superficie dell’oceano, creature strane e meravigliose vivono nella fredda oscurità. Granchi yeti, anemoni trasparenti, coralli d’acqua fredda… nelle acque più profonde la vita si è evoluta lentamente per milioni di anni, al proprio ritmo, in habitat unici,  silenziosi e privi di luce.

Ora immagina delle macchine gigantesche calate a migliaia di metri sul fondo dell’oceano. Dei caterpillar che setacciano fondali incontaminati per estrarre metalli come cobalto, manganese e nichel, mentre enormi nubi di detriti si sollevano per centinaia di metri, e luce e rumori invadono all’improvviso un ecosistema che è sempre stato silenzioso e buio.

È l’incubo del Deep Sea Mining, l’estrazione mineraria in acque profonde che potrebbe spazzare via interi ecosistemi marini e le specie che li abitano. La nuova corsa all’oro che minaccia mari e oceani.

Il Deep Sea Mining non è ancora consentito dal diritto internazionale, ma aziende avide e senza scrupoli stanno già preparando il terreno per ottenere le concessioni. Se l’estrazione mineraria in acque profonde dovesse ottenere il via libera, gli oceani e i loro fragili ecosistemi rischierebbero danni irreparabili. Non possiamo permettere che questo accada.

Unisci la tua voce alla nostra e sostieni la nostra Campagna: le aziende non devono saccheggiare i fondali marini per il loro profitto!

Perché c’è un crescente interesse delle aziende per il Deep Sea Mining? 

Gli abissi sono ricchi di metalli: cobalto, manganese e nichel per citarne alcuni. E ognuno di essi fa gola alle aziende che, non contente di trivellare la superficie, ora puntano alle nuove miniere degli abissi per poter produrre batterie per automobili, telefoni, computer e armi. L’oceano per loro è solo un’altra frontiera da saccheggiare per guadagnare denaro.

La minaccia del Deep Sea Mining sta diventando sempre più concreta: compagnie minerarie come The Metals Company stanno facendo pressione ai governi per ottenere il permesso di iniziare le estrazioni negli abissi, e aziende italiane come Saipem e Fincantieri sono già interessate ad avviare le attività estrattive nel Mediterraneo. Se riuscissero nel loro intento, le conseguenze per mari e oceani sarebbero disastrose.

Gli scienziati hanno già lanciato l’allarme sui possibili impatti ambientali del Deep Sea Mining 

Estrarre minerali dai fondali oceanici è estremamente rischioso perché gli impatti sono molto difficili da prevedere. Ma gli scenari sono tutt’altro che rassicuranti.

Secondo gli scienziati, mentre i minerali vengono pompati sulle navi attraverso centinaia di metri di tubi, le acque reflue e i detriti finirebbero scaricati nell’oceano formando grandi nubi di sedimenti sott’acqua che potrebbero sconvolgere la vita sottomarina. Specie come balene, tonni e squali potrebbero essere disorientate dai rumori, dalle vibrazioni e dall’inquinamento luminoso causato dalle attrezzature e dalle navi.

Ma c’è di più. L’estrazione mineraria in acque profonde potrebbe addirittura interferire con i processi naturali con i quali gli oceani sequestrano e immagazzinano il carbonio, aggravando la crisi climatica.

Il Deep Sea Mining può intaccare in modo irreversibile ecosistemi unici che giocano un ruolo chiave negli equilibri del pianeta. Per questo è necessario fermare le estrazioni in acque profonde sul nascere, con una moratoria internazionale.

Illustrazione del Deep Sea Mining per il recupero di minerali dal fondo dell'oceano a una profondità di 200 metri fino a 6.500 metri.

Intanto, nell’Artico, la Norvegia ha autorizzato le prime estrazioni in alto mare

A gennaio 2024 la Norvegia ha votato per aprire all’estrazione mineraria un’area grande quasi quanto l’Italia. La zona si trova nell’Artico, tra le Svalbard, la Groenlandia, l’Islanda e l’isola di Jan Mayen, uno degli ultimi luoghi incontaminati per la vita marina artica. 

Ma non è ancora troppo tardi: il parlamento norvegese deve ancora approvare le prime licenze di estrazione. Un motivo in più per fare pressione affinché il Deep Sea Mining non inizi né ora né mai!

Fermare il Deep Sea Mining significa proteggere il più grande habitat del pianeta

Malgrado l’approvazione dello storico Trattato globale per la protezione degli oceani, ancora una volta l’avidità delle aziende sta mettendo in pericolo gli ecosistemi marini. 

Oggi più che mai è necessario che i governi si schierino contro il Deep Sea Mining. Decine di Paesi hanno già appoggiato una moratoria o una pausa precauzionale contro l’avvio delle estrazioni minerarie negli abissi: è tempo che che anche gli altri – compresa l’Italia – prendano posizione e impediscano ad aziende senza scrupoli di causare danni permanenti agli ecosistemi delle profondità marine.

Chiedi insieme a noi di fermare il Deep Sea Mining prima che inizi!