Esemplare di vermocane avvistato nel mar Tirreno al largo della Sardegna durante i monitoraggi di Greenpeace Italia con il DISTAV di Genova.

La notizia del moltiplicarsi di esemplari di vermocane nei mari del Sud Italia sta suscitando preoccupazione per i potenziali danni che la specie può arrecare alle persone e alla fauna marina. Gli impatti della crisi climatica sul Mediterraneo sono sempre più evidenti e l’espansione di specie termofile come il vermocane ne è un indicatore chiaro. Per prevenire i danni serve tutelare i nostri ecosistemi marini con aree protette e contemporaneamente agire per contrastare gli impatti della crisi climatica.

Una specie endemica, che sta diventando invasiva

Il vermocane (Hermodice carunculata) è una specie nativa termofila, che predilige cioè temperature calde, e la sua maggiore presenza è un indicatore del cambiamento climatico.

Questo anellide è un predatore generalista molto vorace che si alimenta di coralli, gorgonie, stelle marine e altre specie tipiche dei nostri mari. È lungo tra i 15-30 cm e presenta delle setole urticanti che possono provocare irritazione e sensazione di bruciore sulla pelle. Tipico delle coste ioniche, si è ormai diffuso nel Mar Mediterraneo Centrale, con diversi avvistamenti lungo il Mar Tirreno e l’Adriatico. Questa invasione è causata dal consistente aumento delle temperature del Mar Mediterraneo, come dimostra il nostro progetto “Mare Caldo”.

Esemplare di vermocane avvistato nel Mar Mediterraneo al largo di Torre Guaceto, in Puglia. © Lorenzo Moscia

L’aumento delle temperature marine stravolge il Mediterraneo

Dal 2019 insieme al DISTAV di Genova, monitoriamo con “Mare Caldo” la temperatura e la presenza di diverse specie termofile in alcune Aree Marine Protette (AMP) italiane. Ciò che emerge dai dati raccolti negli anni è che il cambiamento climatico sta avendo importanti effetti sia sulla biodiversità che sull’assetto biogeografico del Mediterraneo. L’aumento della temperatura media annua e la riduzione della variabilità annuale hanno profondamente inciso sulla distribuzione e la dispersione di diverse specie.

Ad esempio, nel  primo anno di progetto (2019 – 2020) nell’AMP del Plemmirio vicino Siracusa abbiamo riscontrato una crescita esponenziale del vermocane, divenuta particolarmente abbondante negli strati più superficiali ma presente fino ai 40 metri di profondità. Nel secondo anno di progetto (2020 -2021) nell’AMP di Capo Carbonara a sud-est della Sardegna, confrontando i dati raccolti con quelli degli anni precedenti, abbiamo visto come i maggiori cambiamenti nel tempo siano attribuibili prevalentemente all’arrivo delle specie termofile, tra cui in particolare il vermocane. 

Fermiamo la crisi climatica per proteggere il mare!

I vermocane stanno diventando un serio problema per le specie che abitano nelle riserve marine, come i coralli, e per la pesca commerciale. Sempre più spesso, i pescatori trovano le reti saccheggiate e invase da questi predatori, con il rischio di essere punti ripetutamente.

La diffusione di specie come il vermocane è una delle prove più evidenti della crisi climatica, che rende più povero il Mediterraneo, e ne stravolge la biodiversità. Per questo servono aree marine protette gestite con misure efficaci, utili a rendere più resiliente il mare agli effetti del riscaldamento globale. Per affrontare il problema alla radice, chiediamo al nostro governo misure concrete e urgenti contro la crisi climatica.

Aiutaci a proteggere il mare e il clima!