Il 1 febbraio il presidente della Catalogna Aragonès ha proclamato lo stato d’emergenza a Barcellona e in 202 comuni a causa della forte siccità: i cittadini e le attività commerciali non potranno usare più di 200 litri di acqua al giorno. Le misure riguarderanno l’80% della popolazione della Catalogna. Altre restrizioni sono previste per agricoltura, allevamenti e industria.

Siccità in Spagna dovuta a mancanza di pioggia, cattiva gestione dell'acqua e irrigazione incontrollata

Via al razionamento delle risorse idriche in tutta la Catalogna per fronteggiare l’emergenza

È la fase peggiore di una crisi idrica senza precedenti iniziata nel novembre 2022 e che non accenna a fermarsi. Ben 202 comuni vanno ad aggiungersi ai 37 di Girona e Tarragona, in cui già erano state attivate misure restrittive.

Da venerdì 2 la Catalogna è in “emergenza 1”: significa che i consumi idrici per singolo abitante non potranno superare i 200 litri al giorno (secondo l’OMS, una doccia standard consuma 100 litri). Se la situazione dovesse peggiorare, l’abbassamento della soglia andrà prima a 180 e poi a 160 litri

Lo stato d’emergenza prevede inoltre forti restrizioni per l’agricoltura, allevamenti e l’industria.

Terreni agricoli in Spagna inariditi a causa di mancanza di pioggia, cattiva gestione dell'acqua e sistemi di irrigazione incontrollati

Restano riserve di acqua per 15 mesi

Secondo i rilevamenti pluviometrici in Catalogna non piove come dovrebbe da tre anni. Il presidente Aragonès ha dichiarato che si tratta della peggiore siccità da almeno cent’anni.

Le riserve idriche sono sotto il 16% della loro capacità e nel medio termine non sono previste precipitazioni in grado compensare le riserve idriche prosciugate nei due bacini delle conche interne che alimentano il sistema Ter-Llobregat.

Il problema non riguarda solo l’acqua disponibile, ma anche e soprattutto quella che viene prelevata per gli usi umani, industriali e agricoli. Secondo il Water Exploitation Index (WEI), la Catalogna ha sovrasfruttato del 31% l’acqua dolce disponibile: ciò significa che la domanda attuale supera l’uso sostenibile delle risorse idriche.

Inoltre il 57% delle falde acquifere, riserve cruciali nei periodi di siccità, risultano contaminate principalmente a causa di un modello agricolo e di allevamento intensivo e industrializzato.

La situazione della Catalogna rappresenta un campanello d’allarme anche per il nostro Paese

Secondo uno studio pubblicato da Istat e Greenpeace in occasione della giornata mondiale contro la desertificazione, il nostro Paese affronta un crescente “stress idrico”, inteso come il rapporto tra prelievi idrici totali e disponibilità di acqua dolce, soprattutto nelle zone in cui la domanda di acqua per l’agricoltura intensiva è più alta e non calibrata su una disponibilità sempre più scarsa a causa dei cambiamenti climatici.  

Per questo, a fianco della lotta ai cambiamenti climatici e alle aziende che ne sono principalmente responsabili, è necessario affrontare un cambiamento radicale dei nostri modelli di utilizzo, a partire dal settore agricolo che, in Italia, rappresenta più della metà dei prelievi di acqua, un terzo della quale viene utilizzata per coltivazioni destinate alla filiera zootecnica: mangimi per i nostri allevamenti intensivi.

Aiutaci a fermare i cambiamenti climatici.

“De donde no hay, no se puede sacar” (dove manca, non si può prelevare)

Un problema, quello della gestione, che in Catalogna è stato sollevato da Greenpeace Spagna insieme a gruppi ambientalisti, sociali e di quartiere, che da uno dei punti panoramici più famosi di Barcellona hanno lanciato un messaggio chiaro: “Cambiamenti climatici + Cattiva gestione = Siccità”.

Come in Spagna, anche in Italia è sempre più urgente affrontare entrambi gli aspetti del problema: per farlo, Greenpeace ha formulato 8 proposte al Governo per combattere la siccità.

Attivista manifesta contro i cambiamenti climatici e la gestione dell'acqua in Catalogna

Siccità e ondate di calore sono problemi che non possiamo più ignorare

Negli ultimi anni in Spagna sono aumentati i fenomeni meteorologici estremi come le ondate di calore, la cui frequenza è triplicata in dieci anni. La settimana scorsa nell’est e nel sud del Paese sono state registrate temperature vicine ai trenta gradi: tutto questo si traduce in una drammatica mancanza di acqua e in danni alla salute delle persone.

Fenomeni come questi sono il prodotto dei cambiamenti climatici dovuti alle azioni di aziende di combustibili fossili senza scrupoli che continuano a inquinare il pianeta con emissioni di gas serra e di CO2.

Non c’è più tempo: chi inquina e devasta il nostro pianeta deve pagare!
Aiutaci a fermare i cambiamenti climatici.