Dopo aver svelato la presenza di alcuni siti contaminati in Lombardia, oggi promuoviamo un’operazione di trasparenza offrendo alla cittadinanza di Milano la possibilità di consultare i livelli di contaminazione da PFAS in vari punti della rete acquedottistica cittadina: siamo costretti a farlo perché gli enti pubblici a cui spetta questa responsabilità, pur monitorando da anni la presenza di queste sostanze, non diffondono i risultati delle analisi.

Puoi monitorare in questa mappa dettagliata gli esiti delle analisi effettuate per circa due anni e mezzo nel capoluogo lombardo dagli enti preposti, che abbiamo ottenuto tramite istanza di accesso agli atti.

Un campione su 4 risulta contaminato

Su 462 campioni di acqua destinata al consumo umano monitorati dall’ente gestore MM e da ATS Città Metropolitana di Milano, relativi agli anni 2021, 2022 e parte del 2023, è stata rilevata la presenza di PFAS (composti poli- e perfluoroalchilici) in 132 campioni, pari a 1 su 4.

Anche se tutti i prelievi del territorio milanese sono inferiori ai limiti fissati dall’attuale Direttiva europea, in oltre un caso su quattro le concentrazioni risultano superiori ai valori più cautelativi per la salute umana fissati o proposti in altri Paesi come la Danimarca o gli Stati Uniti.

Mappa delle analisi effettuate

Più nello specifico, in 76 casi le concentrazioni rilevate a Milano erano superiori a limiti più restrittivi vigenti in Danimarca (2 nanogrammi per litro per la somma di quattro PFAS) o proposti negli Stati Uniti (4 nanogrammi per litro per i composti PFOA e PFOS). Inoltre, sebbene le concentrazioni rilevate risultino inferiori al limite fissato dalla Direttiva europea 2020/2184, pari a 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 sostanze, destano comunque preoccupazione perché secondo le più recenti conoscenze scientifiche la presenza di PFAS nell’acqua può costituire un pericolo anche a concentrazioni molto basse. I cittadini hanno il diritto di sapere di essere esposti a rischi che già oggi sono ritenuti inaccettabili in altre nazioni.

L’esposizione ai PFAS è pericolosa anche a basse concentrazioni

“Non dobbiamo far credere alle persone che una bassa concentrazione di PFAS sia innocua per la salute. Si tratta di sostanze che si accumulano negli organi, quindi un’esposizione cronica anche a piccolissime dosi rischia di provocare conseguenze sanitarie anche gravi”, commenta Vincenzo Cordiano, presidente della sezione regionale del Veneto dell’Associazione Medici per l’Ambiente. “I limiti di legge europei che entreranno in vigore nel 2026 non tutelano la nostra salute. Se nell’acqua che giornalmente beviamo è presente un qualunque quantitativo di PFAS, non abbiamo garanzia che non vi siano effetti per la salute, soprattutto su bambini, donne in gravidanza e persone fragili. L’unico limite sicuro è la loro assenza”.

Una conferma a riguardo viene dalle recenti dichiarazioni di Marco Martuzzi, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, riportate da ilfattoquotidiano.it e in cui si specifica che è opportuno contenere l’esposizione della popolazione al fine di prevenire il più possibile i danni sanitari, anche indiretti e a lungo termine. Ecco perché, oltre alla Danimarca, anche Svezia, Paesi Bassi, Germania e la regione belga delle Fiandre hanno già adottato limiti o raccomandazioni più basse per l’acqua potabile, compresi tra 4 e 20 nanogrammi per litro. 

I PFAS sono un ampio gruppo di sostanze chimiche di sintesi prodotte dall’industria. Si tratta di composti persistenti e difficilmente biodegradabili che si accumulano nel corpo umano. Sono noti interferenti endocrini e associati sia ad alcune forme tumorali come il cancro ai reni e ai testicoli, sia a problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, riduzione del peso alla nascita dei neonati, obesità, diabete, elevati livelli di colesterolo, riduzione della risposta immunitaria ai vaccini, diabete gestazionale e impatti negativi sulla fertilità.

Come ridurre la contaminazione da PFAS

Una soluzione emergenziale per abbattere le concentrazioni riscontrate nella rete acquedottistica milanese è l’installazione e/o il potenziamento di appositi sistemi di filtrazione. Ma per bloccare la contaminazione all’origine, la Regione Lombardia deve intervenire a monte e individuare tutte le fonti inquinanti, e riconvertire le produzioni industriali che ancora utilizzano queste sostanze inquinanti. Alle autorità locali chiediamo siano resi disponibili gli esiti delle analisi, e garantire il diritto della cittadinanza a disporre di acqua pulita e non contaminata

Al governo italiano chiediamo di intervenire con una legge #ZeroPFAS che vieti la produzione e l’uso di queste sostanze in tutta Italia!

Per approfondire

  • Informati sui PFAS: leggi cosa sono e dove si trovano QUI.
  • Partecipa al nostro evento pubblico e gratuito sui PFAS che si terrà venerdì 27 ottobre presso l’Arci Bellezza (Milano). Puoi registrarti QUI