A colloquio con l’esperta che ci spiega perché l’Unione Europea e l’Italia non dovrebbero rinnovare l’autorizzazione dell’erbicida più utilizzato nel mondo


Giovedì 12 ottobre i Paesi membri discuteranno se rinnovare o meno l’autorizzazione all’impiego del glifosato in Unione Europea per altri dieci anni: approvare nuovamente l’utilizzo dell’erbicida più diffuso a livello globale, tuttavia, significherebbe ignorare diversi studi più e meno recenti che ne evidenziano gli effetti negativi e i rischi per la salute umana, per alcune specie animali e per l’ambiente. Alcune ricerche, in particolar modo, hanno rilevato come il glifosato potrebbe danneggiare il sistema nervoso ed essere correlato allo sviluppo di malattie neurologiche come il morbo di Parkinson, oltre a influire negativamente sul sistema ormonale. Evidenze da cui sono scaturiti numerosi appelli in tutta Europa per chiedere di vietare l’impiego dell’erbicida, tra cui anche la petizione promossa da Greenpeace Italia. 

Fiorella Belpoggi, del Comitato Scientifico ISDE-Italia ed Emerita Direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna

Nei giorni scorsi a tutto ciò si è aggiunta la denuncia penale, appoggiata da ISDE-Italia (Associazione Medici per l’Ambiente), da parte di alcune ONG contro Bayer, accusata di avere omesso dati sfavorevoli sugli effetti cancerogeni e neurotossici del glifosato nella domanda per il suo rinnovo. Prove che, secondo le organizzazioni coinvolte, avrebbero le potenzialità di capovolgere l’intera valutazione del rischio da parte delle istituzioni europee. 

In attesa di conoscere l’esito della discussione e dell’eventuale voto, a cui saranno chiamati i rappresentanti dei governi nazionali durante il prossimo Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (SCoPAFF), abbiamo chiesto a Fiorella Belpoggi, del Comitato Scientifico ISDE-Italia, nonché Emerita Direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna, di fare chiarezza sul tema.


Professoressa Belpoggi, ISDE è parte in causa di una denuncia penale contro la Bayer per aver nascosto i rischi del glifosato. Di cosa si tratta?

Lo scorso 27 settembre ISDE ha appoggiato le ONG coinvolte nella Conferenza stampa sulla denuncia presentata da Global 2000, con il sostegno di PAN Germany e PAN Europe che sono anche tra i querelanti. La denuncia mostra nel dettaglio come la Monsanto abbia manipolato la scienza e nascosto prove a essa sfavorevoli sui rischi per la salute correlati alla neurotossicità dello sviluppo (Developmental-neurological toxicology=DNT) del glifosato, incluso l’autismo. Non si tratta solo di quanto messo in atto da Monsanto dieci anni fa, ma del fatto che la Bayer, il suo successore, abbia fatto lo stesso trattenendo studi e dati importanti. Come emerso in conferenza stampa, lo studio avrebbe avuto la potenzialità di capovolgere l’intera valutazione del rischio, mostrando effetti avversi a lungo termine cinque volte superiori rispetto a tutti gli altri studi dell’industria considerati dalle autorità. La DNT dell’esposizione al glifosato è stata correlata al rischio aumentato di disordine dello spettro dell’autismo quando le madri erano esposte durante la gravidanza [12], [13].

Può entrare più nel dettaglio dello studio riguardante le donne incinte e il rischio di autismo correlato all’esposizione al glifosato?

Sebbene vi siano importanti discrepanze tra i risultati analizzati, è inequivocabile che l’esposizione al glifosato produca importanti alterazioni nella struttura e funzione del sistema nervoso di esseri umani, roditori, pesci e invertebrati. In un’importante revisione sistematica della letteratura è stato dimostrato che l’esposizione a questo pesticida durante le prime fasi di vita può seriamente influenzare il normale sviluppo cellulare, deregolando alcuni dei percorsi di segnalazione coinvolti in questo processo, che porta ad alterazioni nella differenziazione, nella crescita neuronale e nella guaina mielinica. Il glifosato sembra inoltre esercitare un effetto tossico significativo sulla neurotrasmissione e indurre stress ossidativo, neuro-infiammazione e disfunzione mitocondriale: processi che portano alla morte neuronale a causa di autofagia, necrosi o apoptosi (cioè morte programmata delle cellule), nonché alla comparsa di disturbi comportamentali e motori. Le dosi di glifosato che producono questi effetti neurotossici variano ampiamente, ma sono molto spesso inferiori ai limiti fissati da parte delle agenzie regolatorie. 

Quali sono le principali fonti e i contesti che espongono maggiormente al rischio di contaminazione da glifosato per le persone?

In numerosi studi epidemiologici è stata monitorata la presenza del glifosato e del suo metabolita AMPA nelle urine fino al 30-80% delle popolazioni studiate [8], [9],[10]. Negli operatori del settore agricolo la percentuale di positivi è anche più elevata. La popolazione generale è esposta sia attraverso l’ingestione di prodotti derivati da coltivazioni irrorate come frutta e verdura, ma anche di pasta e alimenti vegetali in genere. La somministrazione di cibi certificati come biologici al posto di quelli convenzionali ha ridotto la presenza di glifosato fino ad annullarla. Nei lavoratori l’esposizione maggiore avviene durante i trattamenti (solo il 10% del principio attivo va alla pianta infestante, il resto viene disperso e per effetto deriva raggiunge gli operatori e i dintorni). Anche i familiari degli agricoltori sono maggiormente esposti.

Come si stanno studiando i rischi del glifosato?

Anzitutto, l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il glifosato come probabile cancerogeno per le persone [1]. Diversi altri studi hanno evidenziato, inoltre, come l’esposizione a questo erbicida causi l’alterazione di alcuni parametri dello sviluppo sessuale nei ratti trattati con GBHs (erbicidi a base di glifosato), specialmente nelle femmine, e questo dato è stato confermato anche nelle donne [2]. In particolare, si sono notati l’aumento di testosterone nel sangue, l’aumento della distanza ano-genitale (parametro indicativo di mascolinizzazione), il ritardo del primo menarca e alterazioni della durata della gravidanza. I ratti trattati con GBHs hanno mostrato alterazioni statisticamente significative del microbioma intestinale. Al contempo, sono stati osservati un aumento statisticamente significativo di micronuclei (indicatore di genotossicità) nelle cellule del midollo osseo dei ratti trattati con GBHs, in particolare nelle prime fasi della vita, ed è stata dimostrata un’alterazione dell’espressione genica a carico dei reni e del fegato. Rilevati, infine, effetti neurotossici anche durante lo sviluppo. Ai medesimi risultati sono giunti anche gli studi condotti in Italia dall’Istituto Ramazzini di Bologna, in collaborazione con il King’s College di Londra, le facoltà di Agraria, Medicina Veterinaria, Economia e Statistica dell’Università di Bologna, l’Istituto Superiore di Sanità, Sicurezza alimentare di Roma, l’Unità di Sicurezza ambientale dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, il Mount Sinai School of Medicine di New York e la George Washington University di Washington D.C.[3], [4], [5], [6] ,[7].

Il prossimo 12 ottobre molto probabilmente l’Italia e il resto dei Paesi europei dovranno decidere se votare a favore o contro il rinnovo del glifosato: siamo di fronte a un voto basato su una valutazione del rischio informata?

Certamente sarebbe importante procrastinare la decisione. Infatti, il gruppo di lavoro di EFSA non ha potuto valutare alcune importanti ricerche perché omesse, come nel caso di Bayer. Le ONG chiedono di conseguenza a tutti gli Stati membri di non autorizzare nuovamente il glifosato il 12 ottobre prossimo, poiché non sono ancora stati affrontati adeguatamente importanti rischi per la salute connessi al glifosato per le donne in fase di gestazione e i loro bambini.

Gli effetti su salute e ambiente del glifosato sono stati oggetto di diversi altri pareri e studi tra loro discordanti, facendone un tema controverso anche nel dibattito pubblico: esistono motivi validi perché l’UE non attui pienamente il principio di precauzione, garantendo tutte le analisi e le verifiche necessarie, prima di esprimersi nuovamente su un rinnovo che potrebbe essere anche decennale?

Sicuramente non esistono motivi validi per procedere con l’autorizzazione; esistono invece motivi validi per applicare il principio di precauzione. In più, esistono già metodi alternativi al glifosato  che potrebbero sostituirlo, come è stato ampiamente sottolineato da sindacati europei dell’agricoltura (FLAI-CGIL) e associazioni ambientaliste, in primis PAN Europe e Sustainable Pulse. È da sottolineare, inoltre, che le attuali linee guida per gli studi tossicologici sono ferme agli anni Ottanta, con qualche sporadico aggiornamento. Non si tiene conto che siamo nel XXI secolo e che oggi la biologia molecolare ci permette di studiare a fondo alterazioni del genoma anche minime, che possono però comportare effetti avversi gravi. Per questo, spesso vengono scartati dalla valutazione studi di biologia molecolare con risultati importanti, solo perché  non rispecchiano quanto previsto dalle linee guida correnti. Questo vale per tutti i pesticidi e tutti i composti chimici che sono fra noi, con severe ricadute sulla salute pubblica. È giunto il momento di aggiornare il sistema regolatorio.

Bibliografia

[1]  IARC Working Group on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans. Some Organophosphate Insecticides and Herbicides. Lyon (FR): International Agency for Research on Cancer; 2017. PMID: 31829533.

[2]   Lesseur C, Pirrotte P, Pathak KV, Manservisi F, Mandrioli D, Belpoggi F, Panzacchi S, Li Q, Barrett ES, Nguyen RHN, Sathyanarayana S, Swan SH, Chen J. Maternal urinary levels of glyphosate during pregnancy and anogenital distance in newborns in a US multicenter pregnancy cohort. Environ Pollut. 2021 Jul 1;280:117002. doi: 10.1016/j.envpol.2021.117002. Epub 2021 Mar 22. PMID: 33812205; PMCID: PMC8165010.

[3]   Costas-Ferreira C, Durán R, Faro LRF. Toxic Effects of Glyphosate on the Nervous System: A Systematic Review. Int J Mol Sci. 2022 Apr 21;23(9):4605. doi: 10.3390/ijms23094605. PMID: 35562999; PMCID: PMC9101768.

[4]   Manservisi F, Lesseur C, Panzacchi S, Mandrioli D, Falcioni L, Bua L, Manservigi M, Spinaci M, Galeati G, Mantovani A, Lorenzetti S, Miglio R, Andrade AM, Kristensen DM, Perry MJ, Swan SH, Chen J, Belpoggi F. The Ramazzini Institute 13-week pilot study glyphosate-based herbicides administered at human-equivalent dose to Sprague Dawley rats: effects on development and endocrine system. Environ Health. 2019 Mar 12;18(1):15. doi: 10.1186/s12940-019-0453-y. PMID: 30857531; PMCID: PMC6413565.

[5]   Mesnage R, Ibragim M, Mandrioli D, Falcioni L, Tibaldi E, Belpoggi F, Brandsma I, Bourne E, Savage E, Mein CA, Antoniou MN. Comparative Toxicogenomics of Glyphosate and Roundup Herbicides by Mammalian Stem Cell-Based Genotoxicity Assays and Molecular Profiling in Sprague-Dawley Rats. Toxicol Sci. 2022 Feb 28;186(1):83-101. doi: 10.1093/toxsci/kfab143. PMID: 34850229; PMCID: PMC8883356.

[6]   Mesnage R, Teixeira M, Mandrioli D, Falcioni L, Ducarmon QR, Zwittink RD, Mazzacuva F, Caldwell A, Halket J, Amiel C, Panoff JM, Belpoggi F, Antoniou MN. Use of Shotgun Metagenomics and Metabolomics to Evaluate the Impact of Glyphosate or Roundup MON 52276 on the Gut Microbiota and Serum Metabolome of Sprague-Dawley Rats. Environ Health Perspect. 2021 Jan;129(1):17005. doi: 10.1289/EHP6990. Epub 2021 Jan 27. PMID: 33502259; PMCID: PMC7839352.

[7]  Marino M, Mele E, Viggiano A, Nori SL, Meccariello R, Santoro A. Pleiotropic Outcomes of Glyphosate Exposure: From Organ Damage to Effects on Inflammation, Cancer, Reproduction and Development. Int J Mol Sci. 2021 Nov 22;22(22):12606. doi: 10.3390/ijms222212606. PMID: 34830483; PMCID: PMC8618927.

[8]   Zhang F, Xu Y, Liu X, Pan L, Ding E, Dou J, Zhu B. Concentration Distribution and Analysis of Urinary Glyphosate and Its Metabolites in Occupationally Exposed Workers in Eastern China. Int J Environ Res Public Health. 2020 Apr 24;17(8):2943. doi: 10.3390/ijerph17082943. PMID: 32344631; PMCID: PMC7215609.

[9]   Gillezeau C, van Gerwen M, Shaffer RM, Rana I, Zhang L, Sheppard L, Taioli E. The evidence of human exposure to glyphosate: a review. Environ Health. 2019 Jan 7;18(1):2. doi: 10.1186/s12940-018-0435-5. PMID: 30612564; PMCID: PMC6322310.

[10]   Perry MJ, Mandrioli D, Belpoggi F, Manservisi F, Panzacchi S, Irwin C. Historical evidence of glyphosate exposure from a US agricultural cohort. Environ Health. 2019 May 7;18(1):42. doi: 10.1186/s12940-019-0474-6. PMID: 31064415; PMCID: PMC6503538.

[11]   Mie, A., Rudén, C. What you don’t know can still hurt you – underreporting in EU pesticide regulation. Environ Health 21, 79 (2022). https://doi.org/10.1186/s12940-022-00891-7

[12]   von Ehrenstein O S, Ling C, Cui X, Cockburn M, Park A S, Yu F et al. Prenatal and infant exposure to ambient pesticides and autism spectrum disorder in children: population based case-control study BMJ 2019; 364 :l962 doi:10.1136/bmj.l962

[13]   Bakian A V, VanDerslice J A. Pesticides and autism BMJ 2019; 364 :l1149 doi:10.1136/bmj.l114