Quando tornavamo dalle spedizioni sul ghiacciaio, il freddo spingeva la maggior parte di noi a entrare nel rifugio per rifocillarsi. La maggior parte, ma non tutti: le guide alpine restavano affacciate al belvedere e finivano la giornata con gli occhi fissi alla montagna. «Dove ora vedi vegetazione e rocce, ricordo quando un tempo scorreva orgoglioso un enorme fiume di ghiaccio che arrivava quasi ai nostri piedi», racconta Tullio Faifer, guida del Parco Nazionale dello Stelvio, in Alta Valtellina. Davanti a lui il Ghiacciaio dei Forni, o quel che ne rimane visto che in meno di dieci anni la fronte del ghiacciaio è arretrata di 400 metri.

Spedizione Ghiacciaio dei Forni/Greenpeace – agosto 2023 © foto di Lorenzo Moscia

«Per noi la montagna è sinonimo di casa, vederla agonizzare in questo modo ci fa male», continua la guida alpina seduta fuori dal rifugio a scrutare quel che resta del ghiacciaio. Il “gigante bianco” soffre e le sue guide non vogliono lasciarlo da solo. Custodi della montagna, gli si stringono attorno ogni sera come a non volersi perdere il suo ultimo canto di addio.

In quella che è stata una estate terrificante per l’alta quota, con lo zero termico che è arrivato oltre i 5.000 metri, Greenpeace Italia e il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) hanno deciso di intraprendere una spedizione congiunta su due dei maggiori ghiacciai italiani, per raccontare, dati alla mano, lo stato di salute di queste sentinelle della crisi climatica che rischiano di scomparire a causa dell’aumento delle temperature.

Due ghiacciai diversi, stesso destino

Prima tappa in Lombardia, sul Ghiacciaio dei Forni. «Le nostre misurazioni hanno mostrato che il ghiacciaio sta perdendo il 50% in più di spessore per fusione rispetto al 2022», afferma Guglielmina Diolaiuti, glaciologa e professoressa di geografia all’Università degli Studi di Milano, componente del CGI. Seconda parte della spedizione sul Ghiacciaio del Miage, nel versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta. Sul campo Walter Alberto del CGI: «A causa della crisi climatica, negli ultimi 14 anni il Ghiacciaio del Miage ha perso complessivamente oltre 23 metri di spessore». Un’altezza pari a un edificio di otto piani che scompare nel nulla davanti ai nostri occhi.

Perché mentre il Pianeta si surriscalda, nessun luogo è al riparo dagli effetti dei cambiamenti climatici. «Entro il 2060 fino all’80% della superficie dei ghiacciai italiani alpini sarà scomparsa, con enormi impatti sui volumi di acqua di fusione rilasciata. Significa che senza questi ghiacciai tra 30-40 anni avremo delle siccità sempre più intense anche a valle», continua Diolaiuti

I ghiacciai che si fondono sempre più rapidamente sono l’ennesimo sintomo di un’emergenza climatica fuori controllo, accelerata dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili. Dobbiamo smettere al più presto di estrarre e bruciare petrolio, gas e carbone e promuovere le fonti rinnovabili, se non vogliamo assistere a stravolgimenti senza precedenti. 

La sofferenza dei ghiacciai ci ha fatto toccare con mano l’urgenza che la politica, le aziende e i media ascoltino l’allarme della scienza e della natura. La montagna ci parla: a noi non resta che ascoltarla e agire.

Cosa puoi fare tu

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  • Leggi i risultati dei nostri monitoraggi con il Comitato Glaciologico Italiano QUI.