Le cittadine e i cittadini che lo scorso 17 ottobre hanno affollato il Teatro Metropolitan di Piombino probabilmente avevano già prima dell’incontro parecchi dubbi sulla scelta di questa città come luogo che dovrebbe ospitare uno dei rigassificatori individuati dal governo Draghi per importare GNL nei prossimi anni. Interrogativi che si sono rafforzati ascoltando i pareri tecnici dei consulenti del Comune. Una task force composta da un avvocato, esperti di valutazioni ambientali e sanitarie, di ingegneria navale, di rischio di incidente rilevante, visto che il rigassificatore (o FSRU) è un impianto sottoposto alla Direttiva Seveso.

Nei mesi scorsi, questo progetto a cura di SNAM è stato oggetto di una moltitudine di osservazioni, risposte, controdeduzioni, da parte di trenta diverse autorità responsabili – tutte le documentazioni sono disponibili sul sito della Regione Toscana, il cui Presidente è Commissario straordinario di Governo per questa opera – che approderanno oggi nella Conferenza dei Servizi decisoria, terminata la quale il Commissario stabilirà il da farsi.

Ciascun esperto ha messo in luce diversi aspetti del progetto che, anche per Greenpeace Italia, fa acqua da tutte le parti: ci sono valutazioni incomplete, mancati approfondimenti e si ipotizzano tempistiche irrealizzabili. Tutta la procedura è stata molto veloce, ma ciò che si coglie è davvero preoccupante, e rivela anche un atteggiamento molto pericoloso nei confronti dell’ambiente e delle persone che vivono a Piombino.

Nell’ambito di questo progetto ci sarà bisogno di costruire 9 chilometri di tubazioni per il trasporto del gas, che passerebbero tutti nella zona industriale, area già altamente inquinata e che andrebbe bonificata, in cui per giunta la falda acquifera è molto superficiale. Non si capisce dai documenti progettuali come verranno affrontati questi problemi.

La nave che è stata acquistata – la Golar Tundra – è una gasiera che misura 330 metri, da trasformare in rigassificatore e usare accostata in banchina, nel porto di Piombino. Dai documenti tecnici non sembrerebbe possibile spostare un giorno questa nave in alto mare. E allora perché dire che starà a Piombino “solo” tre anni? Si dovranno costruire in un altro porto nuove infrastrutture per il gas? Se sì, in quale porto?

Accanto alla Golar Tundra attraccheranno inoltre navi altrettanto grandi e cariche di gas (combustibile potenzialmente esplosivo), che passeranno trainate da rimorchiatori solo di notte, quando non transitano traghetti. Normalmente, da maggio a ottobre, entra o esce da Piombino per le isole d’Elba o di Capraia un traghetto ogni quattro minuti. A questo traffico si aggiungono altri traghetti per la Corsica e la Sardegna. Che rischi ci sono, passando così vicino a due colossi pieni di un materiale pericoloso, attraccati al molo ovest di Piombino? E i milioni di turisti che viaggiano ogni anno su quei traghetti, che ne penseranno? Non pare un gran bel biglietto da visita, in particolare per il turismo all’Elba di cui Piombino è di fatto la “porta” obbligata.

Ad esempio, le prove di sicurezza sono state fatte dai progettisti su incarico del proponente in condizione di assenza di vento o con un vento massimo di 25 nodi. Tuttavia, i venti qui possono essere ben più forti e gli esperti considerano queste prove del tutto inadeguate e con elementi insufficienti a pianificare le operazioni di emergenza.

A parte possibili incidenti, dal punto di vista ambientale ci sono due impatti principali dell’opera: quello sul mare e quello sull’aria.

Se facciamo un focus sulla tutela marina, al largo di Piombino ci sono:

-una prateria di Posidonia, protetta a livello comunitario (Direttiva Habitat 92/43/CEE);

– un prato di Cymodocea nodosa (Appendice I della Convenzione di Berna: “specie di flora rigorosamente protetta”);

– la famosa Pinna nobilis, in estinzione per una malattia diffusa a causa del cambiamento climatico (cui il metano che passa dai rigassificatori non è estraneo);

– la Cladocora caespitosa inclusa come “in pericolo” (endangered) nella Lista Rossa dell’IUCN.

Tutte ricchezze che vanno protette con mille attenzioni e che, nonostante il sito di Piombino sia altamente inquinato, fortunatamente non sono state ancora distrutte. L’area interessata da questo progetto si trova inoltre nel Santuario dei Cetacei: sempre reclamizzato quando serve, mai gestito e difeso quando si deve! Non solo, ma appena fuori il porto di Piombino ci sono numerosi impianti di itticoltura, molto apprezzati e preziosi per l’economia locale.

Altro aspetto che riguarda l’impatto sul mare: il rigassificatore, se ci sarà, opererà a “ciclo aperto”, cioè ha bisogno di prelevare acqua e scaricarla. Si prevede il prelievo di 18 mila metri cubi all’ora di acqua di mare che dovrà essere sterilizzata con pura candeggina (ipoclorito di sodio), per evitare le incrostazioni, e scaricata fredda, a -7°C rispetto a quando prelevata, insieme a una concentrazione di 0,2 mg/l di candeggina. Dunque, ogni giorno verrebbero scaricati in mare 86,4 kilogrammi di candeggina. Per un totale annuo di 31,5 tonnellate, il cui impatto è valutato superficialmente dal proponente che fa affidamento alla capacità di diluizione marina (in un porto?). Ci sono situazioni in cui questi sversamenti hanno provocato schiume e il cumulo di inquinamento non sarà affatto trascurabile, con l’alto rischio di una sterilizzazione generalizzata prima del porto e poi del Golfo di Follonica. Con buona pace per posidonia, Cymodocea nodosa, Pinna nobilis, Cladocora caespitosa e dei gestori degli impianti di acquacoltura. 

Anche l’inquinamento dell’aria in città è un aspetto problematico da tenere in considerazione. Al momento, infatti il livello di inquinamento viene valutato solo con i dati delle centraline urbane, che non misurano gli inquinanti del porto: ossidi di zolfo (SOx), Composti Organici Volatili (VOC) e la frazione particolato più fine (PM2,5 e inferiore).

Le conseguenze negative dell’inquinamento del possibile futuro rigassificatore sulla salute sono state calcolate dai progettisti solo considerando il futuro inquinamento dell’aria, nonostante Piombino sia una zona in cui le acque e i suoli sono già pesantemente inquinati, anche se l’ultimo altoforno dell’acciaieria è stato spento nel 2014.

Lo stato di salute delle persone che vivono in questa città è diverso da quello della Toscana: è maggiore la mortalità totale, per tumori del polmone e per malattie ischemiche acute per i soli maschi; per le sole femmine invece si registrano eccessi significativi della mortalità cardiovascolare e di malattie ischemiche del cuore. I ricoveri in ospedale confermano questi dati, e ci sono eccessi di bambini nati con malformazioni congenite.

Si tratta di una popolazione fragile, con una speranza di vita inferiore di un anno rispetto al dato regionale, che vive in una città dalla densità abitativa maggiore del 25% rispetto alla media della Toscana e sul cui territorio esistono molti “recettori sensibili”. Cioè scuole, asili, strutture sanitarie, case di cura. Un territorio e una popolazione da proteggere, il cui stato di salute andrebbe monitorato e migliorato.

Nella parte delle carte progettuali in cui si trattano questi aspetti, si rileva invece un cinismo sconcertante. Viene calcolato un indice di pericolosità (HI) per gli effetti non cancerogeni attribuibili alla nuova opera pari a 0,21 (inferiore alla soglia di accettabilità uguale a 1). E poiché nella zona esiste un indice di pericolosità “di fondo”, dovuto all’inquinamento, pari a 6,8 (quindi molto superiore a 1), il proponente sostiene che il contributo del nuovo progetto sarà ben poco rispetto all’esistente: esattamente il 3% rispetto all’inquinamento di fondo. Ma se l’inquinamento di fondo rientrasse nella normalità (HI uguale o inferiore a 1) un impianto di questo tipo inciderebbe sull’indice di pericolosità come minimo per il 21%.

Un discorso anche più grave vale per gli effetti cancerogeni, per i quali il progetto comporta un rischio non accettabile, anche se più basso di quello di fondo già esistente. Ma quello che conta è la logica adottata: in una zona dove già esistono rischi e le persone stanno male il nuovo inquinamento quasi non conta!

Ed è un’offesa per le persone, inaccettabile dal punto di vista etico, che qualcuno parli di compensazioni. La salute delle persone va ripristinata con azioni di risanamento dell’ambiente e cittadine e cittadini, come tanti hanno ripetuto in questi mesi, hanno già pagato abbastanza con la loro salute, sopportando di vivere in un ambiente inquinato. Hanno quindi tutte le ragioni per chiedere miglioramenti, a cominciare dalle bonifiche, specie di fronte a un progetto dal costo miliardario, come quello del rigassificatore.