Ripudiamo questo atto di violenza e chiediamo con urgenza un’indagine approfondita e trasparente su questo crimine.

È con grande rammarico che riceviamo la terribile notizia del crudele assassinio dell’esperto di culture indigene Bruno Araújo Pereira e del giornalista inglese Dom Phillips. Gli attivisti erano scomparsi da domenica 5 giugno e sono stati visti per l’ultima volta nella regione della Javari Valley, nell’Amazzonia brasiliana, dove svolgevano attività di ricerca. Secondo l’Unione dei Popoli Indigeni della Javari Valley (Univaja), avevano ricevuto minacce. 

Greenpeace ripudia questo brutale atto di violenza e chiede con urgenza un’indagine approfondita e trasparente su questo crimine. La scomparsa di Bruno e Dom non è un incidente, ma l’ennesimo capitolo dell’agenda anti-ambientale del governo Bolsonaro, che apre la strada ad attività illegali e crimini contro l’ambiente e i diritti umani. 

Il governo Bolsonaro, infatti, ha visto un drammatico incremento dei conflitti per la terra, dell’estrazione mineraria e della deforestazione illegale. Il Brasile di Bolsonaro è diventato un paese dove il profitto ad ogni costo si trasforma in violenza, pur di non ostacolare queste attività criminali. Quando chi tenta di sostenere un mondo più verde, più giusto e più pacifico deve mettere in gioco la propria vita, non c’è dubbio che la democrazia è a rischio. 

Un profondo senso di abbandono e la volontà di cambiare le cose: questi sono i sentimenti che pervadono tutte e tutti noi che, dentro e fuori l’Amazzonia, abbiamo dedicato la nostra vita alla difesa delle foreste e di chi le abita da sempre. 

Ma mentre il mondo piange la perdita di Bruno Araújo Pereira, di Dom Phillips e di tante altre persone le cui vite vengono spezzate ogni giorno mentre combattono per difendere l’Amazzonia, avanzano proposte di legge (PL) che pongono seri rischi per la sopravvivenza dei Popoli Indigeni e la protezione delle foreste.

Gli esempi più eclatanti sono la PL 191/2020, che consentirebbe l’estrazione mineraria all’interno di terre indigene protette, e la PL 490/2007, che mira a modificare la normativa sulla demarcazione delle terre indigene, impedendone l’espansione e autorizzando l’accesso a territori in cui abitano popolazioni indigene incontattate. Come se non bastasse, la PL 490/2007 prevederebbe l’inserimento del concetto di “marco temporal”, secondo cui i Popoli Indigeni che non possono provare che prima del 5 ottobre 1988 (giorno in cui fu promulgata la Costituzione del Brasile) abitavano fisicamente determinate terre, non avranno più diritti su di esse e non potranno rivendicarne la proprietà. Dobbiamo fermare questo scempio

Il più grande tributo che possiamo rendere a Dom e Bruno ora è quello di continuare il loro lavoro fino a quando i Popoli e i preziosi ecosistemi del Brasile non saranno pienamente protetti.

Alla famiglia, agli amici, agli attivisti, ai Popoli Indigeni e a tutte le persone che si battono per il rispetto dei diritti umani, inviamo le nostre più sentite condoglianze e la nostra profonda solidarietà.