Tra dieci giorni ministre e ministri dell’Ambiente dei 27 Paesi Ue dovranno discutere la bozza della nuova normativa che potrebbe finalmente impedire a materie prime e prodotti legati alla deforestazione di arrivare sul mercato comunitario, così abbiamo deciso di inscenare una protesta creativa per esprimere per la mancanza di ambizione dimostrata finora dall’Italia nel colmare le lacune dell’attuale disegno di legge.


Abbiamo fermato il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani all’ingresso di un convegno a piazza Montecitorio. Gli è stato chiesto di scegliere se prendere una posizione ambiziosa, rappresentata da una statuina a forma di tucano, oppure proseguire su una strada che mette in pericolo la natura, rappresentata da una statuina a forma di motosega. Il ministro ha scelto il tucano, assicurando l’impegno del nostro Paese. 

Nella normativa risulta ancora inadeguata la tutela dei diritti umani, bisogna includere anche altri importanti ecosistemi diversi dalle foreste (come le savane e le zone umide), mancano obblighi per il settore finanziario e non sono stati inseriti nella lista di materie prime e prodotti interessati dalla normativa prodotti come gomma, mais e carne di maiale e pollo, la cui produzione ha gravi impatti su foreste e biodiversità. Ma durante gli incontri preliminari al voto finale della Commissione, l’Italia non ha assunto posizioni decise su questi punti, preferendo anche rimandare decisioni importanti ai prossimi anni. Abbiamo colto questa occasione per chiedere al ministro più ambizione da parte del nostro Paese.

Nel frattempo, l’associazione di categoria che rappresenta l’industria dell’olio di palma e quattro delle più grandi aziende agroalimentari al mondo (Bunge, Cargill, ADM e Viterra) stanno cercando delle scappatoie per aggirare uno degli obblighi principali previsti dalla normativa, ovvero l’obbligo di trasparenza e tracciabilità delle filiere di prodotti e materie prime importati in Ue. Se salta l’obbligo di indicare l’appezzamento di terreno sul quale sono state piantate la soia o le palme dai cui frutti si ottiene l’olio di palma, resterebbe molto difficile sapere se per fare spazio alle piantagioni, sia stata distrutta o meno la natura!

Tra il 2015 e il 2020, il mondo ha perso circa 51 milioni di ettari di foreste, pari a un’area delle dimensioni di un campo da calcio ogni due secondi, soprattutto a causa dell’espansione dell’agricoltura industriale. Bisogna colmare le lacune dell’attuale normativa e bisogna farlo presto.

Non mangiarti le foreste!

L’80% della deforestazione del mondo è causata dalla produzione intensiva di materie prime, soprattutto agricole: praticamente, cibo che divora le foreste. Soia, olio di palma, cacao, carne, avocado, sono i responsabili di una distruzione senza precedenti. Stiamo decimando le foreste per far posto all’agricoltura massiva e industriale. Un milione di specie è a rischio di estinzione. Se vogliamo salvare il clima e la biodiversità, dobbiamo salvare le foreste.

Partecipa