Pig Stall in Germany. © Anonymous
Pig stall in Germany. Pig fattening in intensive animal farming. Pigs on slatted floor. Livestock farming in narrow boxes. © Anonymous

Insieme ad una coalizione di organizzazioni (Animal Law, Animal Equality, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, Essere Animali, Federazione nazionale Pro Natura, LAV, LEIDAA, Legambiente, OIPA, LIPU, The Good Lobby), stiamo chiedendo che siano rivisti lo schema di decreto e gli standard per la certificazione di “benessere animale” dei prodotti suinicoli.

Di cosa si tratta?

Parliamo della nuova certificazione con la dicitura “Benessere animale” che potremmo vedere fra non molto nei supermercati, proprio a partire dalle confezioni di carne di maiale, che rischia di essere l’ennesimo raggiro ai danni anche dei consumatori.

Il Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale, portato avanti dai Ministeri delle Politiche Agricole e della Salute insieme con Accredia, e istituito nel Decreto Rilancio, prevede la certificazione e l’etichettatura volontaria di prodotti di origine animale che rispettino standard superiori ai requisiti di legge.

Peccato però che la certificazione che sta per essere votata in Conferenza Stato-Regioni, prevederebbe di etichettare con la dicitura “benessere animale” anche prodotti provenienti da scrofe in gabbia e suini con la coda tagliata sistematicamente, una pratica vietata dalle direttive europee. 

Perché proprio ora?

Il motivo è presto detto: questa certificazione garantirebbe priorità di accesso ai fondi PAC e PNRR, favorendo ancora una volta gli allevamenti a carattere intensivo, piuttosto che la transizione verso sistemi più sostenibili.

Una scrofa confinata in gabbia e un suino di 170 kg che vive su una superficie di 1,1 mq vi sembrano esempi di benessere animale o di transizione verso una maggiore sostenibilità ambientale? La verità è che con questa etichettatura verrebbero certificati con il claim “benessere animale” prodotti che arrivano da allevamenti intensivi, e che, per aspetti come il taglio sistematico della coda, operano fuori dalla legalità. 

Chiediamo al ministro della Salute Speranza, che è responsabile per il benessere animale, e al ministro delle Politiche Agricole Patuanelli, responsabile della qualità del Made in Italy, di modificare lo schema di decreto e di non far approdare al voto in Conferenza Stato-Regioni gli attuali standard per la certificazione suinicola.

Ferma gli Allevamenti Intensivi

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