Flood damage in Swisttal-Odendorf. Extremely heavy rain has fallen during the night and day, causing widespread damage across Western Germany. The extreme weather is in connection with climate change.

L’estate che si sta per concludere è stata davvero da primato. E no, non ci riferiamo ad alcune delle imprese sportive che hanno contraddistinto le recenti Olimpiadi di Tokyo. Purtroppo, parliamo di record assolutamente negativi, conseguenza di quella crisi climatica i cui effetti su persone e ambiente minacciano sempre più spesso intere aree del Pianeta.

Come ricorda l’ultimo report pubblicato dall’IPCC proprio a inizio agosto, i fenomeni climatici estremi hanno impatti sempre più evidenti sulla nostra vita quotidiana. Sono ormai il nostro presente, non un qualcosa di lontano nel tempo. L’elenco dei disastri climatici verificatisi di recente sarebbe molto lungo, abbiamo perciò provato fare un quadro delle ultime drammatiche settimane. 

·   Ondate di calore e record di temperature

Sino al giugno scorso, il piccolissimo villaggio canadese di Lytton – meno di 300 abitanti nella provincia della Columbia britannica – era probabilmente sconosciuto ai più. Finché per tre giorni consecutivi non è stato colpito da temperature tra i 46 e i 49 gradi Celsius, un record assoluto per la zona, con conseguenze drammatiche sulla popolazione locale. Centinaia sono state nella provincia le morti in più rispetto a quelle registrate in passato nel medesimo periodo, lo stesso villaggio di Lytton è stato divorato in meno di 15 minuti da fiamme alimentate da vento e siccità. Ondate di calore eccezionali hanno interessato anche altre parti dell’emisfero boreale, dal nord Africa alla Penisola arabica, dall’Europa orientale all’Iran, fino al nord ovest del continente indiano. Se il luglio 2021 è stato sinora il mese più caldo della storia, l’agosto che si è appena concluso è iniziato con la temperatura più alta mai registrata in Europa: i 48,8 gradi Celsius rilevati a Floridia, in provincia di Siracusa, dal Sistema informativo agrometeorologico della Regione Siciliana.

·   Incendi sempre più violenti e devastanti

Il caldo sempre più intenso, settimane senza pioggia e di grande siccità e, molto spesso, atti di dolo o disattenzione da parte dell’uomo, ci hanno catapultato in quella che Giorgio Vacchiano (ricercatore e docente in gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano) ha chiamato l’epoca del Pirocene. Come spiegato dal rapporto “Un Paese che brucia. Cambiamenti climatici e incendi boschivi in Italia”, realizzato da Greenpeace Italia e dalla Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF), i cambiamenti climatici causeranno sempre più spesso condizioni meteorologiche estreme che predispongono la vegetazione a bruciare. E questa estate è stata purtroppo costellata da decine di esempi in tal senso, non solo in Italia – incendi hanno colpito molte delle nostre regioni del centro-sud, Sardegna, Sicilia e Calabria su tutte – ma in diverse aree del Pianeta: dalla Siberia all’Amazzonia, dall’Algeria alla Grecia.

·   La probabilità di piogge estreme è aumentata di 9 volte

Se ha fatto scalpore la pioggia che ha interessato per la prima volta nella storia la vetta più alta della Groenlandia, sono certamente rimaste altrettanto impresse negli occhi di tutte e tutti noi le immagini delle inondazioni che a luglio hanno devastato il Belgio, la Germania e l’Austria (causando circa 220 vittime e pesantissimi danni). Eventi che per la scienza diventano sempre più estremi a causa dei cambiamenti climatici. Come racconta Wired citando uno studio condotto da 39 ricercatori del World Weather Attribution, la crisi climatica in atto “ha aumentato la probabilità di piogge estreme fino a 9 volte, e l’intensità di precipitazioni del genere fino al 13%”. Un fenomeno che riguarda ovviamente anche l’Italia. Particolarmente colpito, nel mese di agosto, il centro-nord del Paese, con le forti piogge che hanno addirittura provocato l’esondazione del lago di Como. Non sono state però risparmiate nemmeno altre aree italiane. Luca Mercalli, nella sua rubrica “Sos clima” sul Fatto Quotidiano, racconta che giovedì 26 “mentre al Nord splendeva il sole, un’alluvione-lampo ha colpito Atrani (Costiera Amalfitana): il Centro funzionale della Campania, nel soprastante Comune di Scala, ha rilevato piogge tra le più intense finora note in Italia, 126 mm in un’ora e 190 mm in due ore”.

Un recente studio di Greenpeace Italia ha calcolato che in Italia i fenomeni estremi collegati ai cambiamenti climatici come frane e alluvioni, oltre a causare vittime e ad avere pesanti ripercussioni sulla vita delle comunità coinvolte, hanno cospicui impatti anche a livello economico. Dal 2013 al 2019 il danno economico per l’Italia provocato da alluvioni e frane, eventi estremi intensificati dal riscaldamento globale, è stato pari a 20,3 miliardi di euro, per una media di quasi 3 miliardi ogni anno.

·   A rischio l’agricoltura e la produzione di cibo

Il caos climatico che sta colpendo il Pianeta ha ovviamente gravi ripercussioni anche sulla produzione e sui rifornimenti di cibo. In una recente intervista al Corriere della Sera il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha spiegato come siano ormai sotto gli occhi di tutti gli effetti del cambiamento climatico. “Con le gelate è stata compromessa la produzione di frutta per almeno il 30%, e ridotta del 10% quella di uva da vino, anche per grandinate o siccità“, ha dichiarato Giansanti. In difficoltà anche il settore cerealicolo, con i prezzi di materie prime come il grano che sono aumentati anche per le rese ridotte a causa del clima che cambia. Conseguenza degli eventi climatici estremi, a cui si aggiunge l’abuso di pesticidi, anche il crollo di circa il 25% della produzione nazionale di miele, in un 2021 segnato in media da quasi due fenomeni estremi al giorno tra incendi, siccità, bombe d’acqua, violente grandinate e gelo che hanno compromesso pesantemente la vita delle api. 

Nell’estate dei record (negativi) non poteva purtroppo mancare la prima carestia attribuibile ai cambiamenti climatici. È quanto sta succedendo in Madagascar, una situazione drammatica già denunciata nello scorso giugno e che si sta aggravando di settimana in settimana, per la peggiore siccità riscontrata da quarant’anni a questa parte. Secondo quanto riporta la BBC, l’ONU stima che 30 mila persone stiano attualmente sperimentando il più alto livello di insicurezza alimentare riconosciuto a livello internazionale – livello cinque – e si teme che il numero di persone colpite possa aumentare bruscamente, dal momento che il Madagascar sta entrando nella cosiddetta “stagione magra” che precede il periodo di raccolta.

·   Mare sempre più caldo e uragani sempre più forti

A due giorni dall’arrivo dell’uragano Ida sulla costa della Louisiana – esattamente sedici anni dopo la furia devastante di Katrina – è iniziato il conteggio dei danni. Le vittime sinora sono quattro, mentre un milione di persone è rimasto senza elettricità. A preoccupare molto la comunità scientifica è però anche un altro fattore: il diverso comportamento da parte degli uragani che, spiega Antonello Pasini del CNR, “oltre ad essere aumentati di intensità, hanno rallentato la velocità di spostamento, cioè si fermano più tempo a flagellare i territori, prima di spegnersi”. Un ruolo primario nella formazione di questi uragani è ricoperto dall’aumento delle temperature dei nostri mari. Gli oceani sono un enorme “magazzino” per il calore in eccesso generato dai gas serra. L’aumento delle temperature del mare, come descritto nel report di Greenpeace Italia e dello stesso Pasini “I cambiamenti climatici e il mare: gravi conseguenze anche per l’uomo”, non solo provoca gravi impatti sulla biodiversità marina e contribuisce all’innalzamento del livello del mare, ma ha conseguenze su quanto accade in atmosfera, dove avvengono i fenomeni meteorologici.

Non è più tempo di tergiversare

Occorrono subito politiche mirate per mitigare i cambiamenti climatici. L’ultimo report dell’IPCC, già citato in precedenza, oltre ad affermare che la crisi climatica è causata dall’azione umana sull’atmosfera del Pianeta, chiarisce che c’è ancora la possibilità di rimediare e limitare il riscaldamento medio globale entro 1,5 gradi Celsius. Ma dipende da quanto viene deciso e attuato ORA.

Tra due mesi a Glasgow si terrà la COP26, un evento cruciale, con i governi di tutto il mondo che si riuniranno a sei anni ormai dalla firma degli Accordi di Parigi.

È necessaria un’azione decisa e incisiva. Non è più tempo di greenwashing e provvedimenti politici timidi e annacquati dalle solite lobby dei fossili, giusto per fare un  significativo esempio. Il costo dell’inazione climatica in fatto di vite, sofferenza per le comunità impattate ed economia è sempre più gravoso. Agire concretamente – senza ricorrere a false soluzioni come il gas o la cattura della CO2 – vorrebbe dire riuscire a limitare i danni. Non farlo significherebbe lasciare sempre più le nostre quotidianità in balia del caos climatico.

Basta investire su petrolio, gas e carbone!

Alluvioni, incendi, siccità: mentre la vita sul Pianeta è sconvolta da eventi estremi causati dai cambiamenti climatici, i principali istituti finanziari, di credito e assicurativi continuano a investire nel settore dei combustibili fossili e a finanziare chi inquina, gettando benzina sul fuoco della crisi climatica. Se vogliamo limitare le conseguenze dei cambiamenti climatici e salvare 1 milione di specie a rischio dobbiamo ascoltare la scienza e tagliare subito i finanziamenti all’espansione di gas, petrolio e carbone. Chiedi alle banche e alle compagnie di fare la loro parte nella lotta all’emergenza climatica: basta finanziamenti che distruggono il Pianeta!

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