Credits: @Lorenzo Moscia / Greenpeace

Prima di lasciare la costa marchigiana e puntare verso la prossima tappa del nostro tour “Difendiamo il Mare”, abbiamo voluto ribadire la necessità di istituire l’Area Marina Protetta del Conero: si tratta infatti dell’unica area con fondali rocciosi in questo tratto dell’Adriatico, e proprio qui numerosi organismi trovano l’ambiente ideale per insediarsi e riprodursi.

Da una barca a vela i nostri attivisti insieme ai comitati locali hanno esposto davanti alla costa del Passetto uno striscione con scritto “Conero: subito area marina protetta”, mentre altri attivisti in acqua davanti al Trave e agli scogli delle Due Sorelle mostravano il messaggio “Difendiamo il mare”.

Credits: @Lorenzo Moscia / Greenpeace

Abbiamo inoltre deciso di unirci agli studenti del laboratorio di zoologia del DiSVA dell’Università Politecnica delle Marche che si sono immersi per studiare i fondali dell’area. Da anni l’Università monitora le specie marine presenti, che oltre agli impatti della pesca industriale distruttiva (come la pesca alle vongole con le turbosoffianti), agli eccessivi ancoraggi e agli scarichi delle barche, oggi devono affrontare anche la minaccia dei cambiamenti climatici.

Il mare della costa del Conero è una risorsa di inestimabile valore che rischia di essere distrutta se non si interviene subito. Proteggerlo vuol dire non solo tutelare la sua biodiversità, ma dare un’opportunità di sviluppo al territorio!

La proposta dell’area marina protetta risale a trent’anni fa, ma nonostante si siano susseguiti finanziamenti, studi e promesse elettorali, finora è mancata la volontà politica di istituirla.

Per questo i comitati locali hanno depositato al Comune di Ancona la richiesta per l’ammissibilità di un referendum popolare: se la politica fallisce è bene che siano i cittadini a decidere le sorti del loro mare!

Alla prossima tappa!

Credits: @Lorenzo Moscia / Greenpeace
Proteggi gli Oceani

Cambiamenti climatici, pesca eccessiva, estrazioni minerarie, trivellazioni, plastica: i nostri oceani subiscono di tutto per colpa dell’avidità umana. Spesso sono proprio le zone d’Alto Mare, al di fuori della giurisdizione degli Stati costieri, a diventare prede degli interessi di pochi Stati ricchi e potenti o di aziende spregiudicate. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore? Non possiamo accettarlo: per difendere il fragile e meraviglioso ecosistema marino, serve creare una rete di Santuari d’Alto mare su scala planetaria.

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