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La FSO SAFER è una delle navi cisterna più grandi al mondo ed è ancorata a circa 60 kilometri a nord del porto di Hodeidah, uno snodo chiave per le forniture di aiuti a gran parte della popolazione dello Yemen. Con a bordo 1 milione e centomila barili di petrolio (oltre 140 mila tonnellate), il tanker dal peso di circa 400 mila tonnellate non è soggetto a manutenzione dal 2014, a causa del conflitto lungo circa 6 anni che ha portato a una catastrofe umanitaria e ha praticamente fermato il funzionamento quotidiano del Paese.

Lo scorso anno la sala macchine si è allagata e sono state effettuate riparazioni di emergenza; l’attrezzatura utile a estinguere eventuali incendi non è più funzionante e più di recente si è rotto il sistema di distribuzione del gas inerte necessario per prevenire le esplosioni nelle cisterne (dove la presenza di ossigeno dovuta a infiltrazione di aria può innescare incendi).

Lo Yemen sta vivendo quella che è stata definita come la peggiore crisi umanitaria in corso sul Pianeta, con 24 milioni di persone – l’80 per cento circa della popolazione – in cerca di assistenza umanitaria, inclusi più di 12 milioni di bambini.

Una rottura dello scafo o un’esplosione a bordo della SAFER potrebbe provocare una fuoriuscita di greggio fino a 4 volte superiore a quella della Exxon Valdez in Alaska, avvenuta nel 1989. Ne deriverebbe un disastro ecologico che aggraverebbe seriamente la crisi umanitaria, impedendo l’accesso ai principali porti di Hodeidah e Saleef, vitali per gli aiuti, il cibo e le forniture di carburante.

Ogni giorno che passa, gli sforzi per rimuovere il petrolio in modo sicuro diventano più complessi a causa dell’attrezzatura a bordo che non funziona. Allo stato attuale delle cose, la petroliera potrebbe sversare petrolio – o addirittura esplodere – in qualsiasi momento. Questo potrebbe innescare una catastrofe ambientale che ha il potenziale di distruggere i limitati mezzi di sussistenza delle comunità costiere che dipendono dalla pesca, devastare le vicine barriere coralline, bloccare gli impianti di desalinizzazione che forniscono acqua potabile a milioni di persone nella regione, e aggravare le conseguenze del conflitto.

Greenpeace sta lavorando con altre organizzazioni sia nello Yemen che nella regione per identificare e portare avanti una soluzione funzionale alla rimozione del petrolio. Nel frattempo però, devono essere approntati anche piani di risposta rapida in caso avvenga una grande fuoriuscita di petrolio.

Dato il contesto politico del brutale conflitto nello Yemen, aggravato dalla pandemia COVID-19, e con i rischi di una fuoriuscita di petrolio che minacciano cittadine e cittadini di quella parte di Pianeta, l’azione delle Nazioni Unite è fondamentale per prevenire un disastro ambientale e umanitario. La comunità internazionale deve usare ogni mezzo non violento per evitare una fuoriuscita di petrolio dalla FSO SAFER, rendendola una priorità urgente nei negoziati.

Tutte le parti coinvolte dovrebbero fare ciò che è necessario per assicurare quella soluzione diplomatica che garantirebbe una urgente valutazione tecnica delle condizioni della SAFER, per determinarne lo stato, identificare i requisiti di sicurezza immediati così come i piani per assicurare il trasferimento sicuro del petrolio su un’altra nave atta alla navigazione.

Allo stesso tempo, sono necessari anche piani da attuare in caso si verifichi lo scenario peggiore, identificando il necessario supporto tecnico e di personale. L’Organizzazione marittima internazionale (IMO) deve fare un passo avanti per garantire che i piani siano applicati e che le competenze e le attrezzature necessarie siano disponibili per rispondere rapidamente a qualsiasi disastro.

Il tempo scorre su questa potenziale catastrofe ambientale, mentre lo Yemen sta vivendo la peggiore crisi umanitaria del mondo. Tutte le parti coinvolte nel conflitto in Yemen hanno lanciato un anno fa l’allarme sui rischi di un incidente che coinvolga la FSO SAFER: rimane dunque vitale come sempre che la situazione sia valutata e le misure non violente necessarie siano prese il più presto possibile, assicurando che tutte le parti coinvolte cooperino con gli esperti delle Nazioni Unite per risolvere la questione.

Mentre al largo dello Sri Lanka si continua a cercare di limitare le conseguenze dell’emergenza causata da quanto accaduto alla MV X-Press Pearl – il peggiore disastro ambientale nella storia dello Stato asiatico – la SAFER giace abbandonata nel Mar Rosso ed è una bomba a orologeria pronta ad esplodere.

Ahmed El Droubi è senior campaigner per Greenpeace MENA