Le restrizioni e i lockdown dovuti alla pandemia del Covid-19 hanno portato un numero crescente di persone a frequentare con più assiduità gli spazi verdi urbani. Abbiamo riscoperto la bellezza del suono del vento fra gli alberi, del profumo della natura e persino della pioggia sui nostri volti… Questi momenti ci hanno anche portato a capire quanto siano importanti gli spazi verdi e pubblici per il nostro benessere psicofisico, oltre che per il clima del Pianeta.

Oggi 4,2 miliardi di persone, cioè circa il 55 per cento della popolazione mondiale, vive nelle città, centro di numerose attività economiche e responsabili del 70 per cento delle emissioni globali di gas serra. Ripensare gli spazi urbani rendendoli più verdi, sostenibili e accessibili, aumentando le aree verdi pubbliche e assicurando un’adeguata manutenzione, significa prendersi cura della salute di cittadine e cittadini e rendere le città più resilienti ai cambiamenti climatici in atto

Ma come possiamo rendere più verdi le nostre città evitando sciorciatoie e false soluzioni? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Lina Fusaro, ricercatrice dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR – IBE), ecco cosa ci ha detto.

Inaugurazione Playground didattico, Roma, progettato dagli architetti Tommaso Maranaci e Roberto Fioretti, e realizzato dalla falegnameria sociale di SpinTimeLabs con il supporto di Greenpeace italia, Scomodo, Associazione Genitori Di Donato, Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà e del Municipio I.

Le foreste urbane e la qualità ambientale nelle nostre città  

“Nell’area Mediterranea, le ondate di calore sono diventate sempre più frequenti (nel periodo 1960 – 2017 le giornate di caldo estremo sono aumentate di 8-9 per ogni decennio) e maggiormente intense nelle aree urbane, dove si verifica il fenomeno dell’ “isola di calore”: le città, in conseguenza del consumo di suolo, presentano temperature dell’aria sia diurne che notturne superiori rispetto ad aree naturali circostanti fino a 12°C. Le chiome degli alberi garantiscono un confort termico che deriva sia dal diretto ombreggiamento delle superfici, sia dal processo di traspirazione. Inoltre, 1 ettaro di foresta urbana può rimuovere mediamente 17 kg/anno di PM10, e 35,7 kg/anno di ozono troposferico, mentre gli alberi di una foresta periurbana possono assorbire fino a 1005 kg/anno, per ettaro, di carbonio.” ci spiega la Dottoressa Fusaro.

I benefici psicofisici del verde in città

Come emerge dal nostro rapportoGreening the Cities, i benefici del verde urbano non si limitano al regolamento delle temperature in città, ma sono anche psico-fisici e influenzano la qualità della vita delle persone più di quanto immaginiamo. Gli effetti positivi che emergono dalle ultime evidenze scientifiche sono molteplici: dalla riduzione del rischio di numerose malattie croniche in età adulta (come diabete e condizioni cardiovascolari, obesità, asma), all’accelerazione del recupero dopo un intervento chirurgico, alla riduzione dei ricoveri ospedalieri e alla mortalità prematura, fino a migliori esiti della gravidanza e il miglioramento della salute mentale. Un altro aspetto fondamentale che emerge dal rapporto è quello di garantire la parità di accesso allo spazio verde per tutta la cittadinanza: il verde in città è fondamentale anche per mantenere più sano e attivo il tessuto sociale, promuovendo l’inclusione e combattendo le disuguaglianze.

Per questi motivi, a livello globale, si sta dedicando sempre maggiore attenzione alla pianificazione allo sviluppo degli spazi verdi urbani. Ma piantare alberi non è la panacea di tutti i mali e deve essere messa in atto considerando l’importanza dei processi ecologici di larga scala. 

Come creare soluzioni efficaci ed ecosostenibili

Come ci ricorda la Dottoressa Fusaro: L’albero giusto va scelto non solo privilegiando le specie autoctone per salvaguardare la biodiversità, ma anche individuando quello più tollerante a varie tipologie di stress presenti, e rispetto a scenari futuri che prevedono un cambiamento del pattern delle precipitazioni, che tenderanno a diminuire, mentre le temperature salgono.

Per sfruttare tutto il potenziale della forestazione come strumento per una transizione ecologica improntata ad aumentare resilienza dei sistemi socio-ecologici, è necessario anche raggiungere una naturalità diffusa, cioè promuovere la creazione e protezione di reti ecologiche per la conservazione degli habitat e della biodiversità su scala locale, regionale e nazionale.”

Concordiamo con la Dott.ssa Fusaro quando dice che “La forestazione costituisce una soluzione basata sulla natura che, oltre alla rimozione del carbonio grazie alla fotosintesi, assicura molteplici benefici contemporaneamente quando viene attuata in stretta connessione con il contesto socio-economico delle varie aree in cui si intende intervenire” e su “l’importanza di integrare nei processi decisionali dello sviluppo urbano e del Paese in generale, le informazioni sullo stato di conservazione del Capitale Naturale”.

Creare e prendersi cura degli spazi verdi pubblici deve essere quindi considerato un investimento per la salute pubblica e sociale, nonché un’opportunità per riequilibrare il nostro rapporto con la natura, rallentare la crisi climatica e proteggerci da future pandemie.


Per approfondire, ecco il punto di vista della Dott.ssa Lina Fusaro, ricercatrice dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR – IBE).