Da questa mattina i nostri attivisti stanno bloccando la fabbrica di tonno in scatola di Petit Navire a Douarmenez, in Bretagna, di proprietà del colosso mondiale Thai Union, in Italia presente con il marchio Mareblu. Con quest’azione di protesta non violenta vogliamo denunciare i metodi di pesca distruttivi usati dalla multinazionale tailandese per rifornirsi del tonno che inscatola e distribuisce in tutta Europa.

Mentre alcuni attivisti si sono incatenati a delle scatole di tonno giganti, bloccando l’uscita dei camion dalla fabbrica, altri si sono calati dal tetto dell’edificio a una decina di metri di altezza per dipingere sulla facciata un enorme messaggio: “Stop Ocean Destruction” (Fermiamo la distruzione degli oceani). Sulle scatole giganti insieme al marchio francese si legge anche quello di tonno Mareblu.

Se Thai Union, che produce un quinto del tonno in scatola venduto nel mondo, non cambia subito rotta impegnandosi a diventare un leader mondiale anche della sostenibilità, noi siamo pronti a entrare in azione per denunciare i suoi metodi di pesca distruttivi.

Mareblu aveva promesso di rifornirsi solo con metodi di pesca sostenibile ma a oggi nei suoi prodotti continua a finire tonno pescato con sistemi che danneggiano gli oceani. Non possiamo rimanere a guardare: è ora di fermare chi continua a svuotare il mare per una scatoletta di tonno!

La nostra protesta non è solo su terraferma, anzi!

Mentre scriviamo, la nostra nave “Esperanza” si trova nell’ Oceano Indiano, una delle principali aree di pesca da cui arriva il tonno di Thai Union e di Mareblu, per fermare la pesca con i FAD, sistemi di aggregazione per pesci che uccidono ogni anno migliaia di baby tonni e altri animali marini, tra cui molti squali.

Per fermare chi svuota i mari abbiamo bisogno anche del tuo aiuto: FIRMA ORA!