Action at Italian Oil Platform "Sarago Mare" in the Adriatic Sea. © Francesco Alesi
Greenpeace activists protest in front of the Italian oil platform “Sarago Mare” in the Adriatic Sea, at 3 nautical miles from the shore. The activists act like tourists in front of the oil rig to highlight how in the future the view from the Italian coast could be. The activists also unfurl a floating banner with the text “Stop Trivelle” (“Stop Oil Drilling”). Greenpeace asks the Italian government to stop all the new concessions for oil drilling and to start investing money in renewable energy.
© Francesco Alesi

È notizia di queste ore il via libera da parte del Ministero della Transizione Ecologica a 9 progetti di sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas fossile a terra e in mare, in Adriatico – tra Veneto e Abruzzo – e al largo della costa meridionale della Sicilia.

Come riporta Il Sole 24 Ore, l’Unmig – ovvero l’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse, passato dal Ministero dello Sviluppo Economico a quello della Transizione Ecologica dopo la nascita di quest’ultimo – ha inoltre ”prorogato la concessione a 13 giacimenti in mare, di cui 12 dell’Eni e uno dell’Energean”.

Ci stiamo dunque chiedendo: come possono coesistere questi nuovi progetti con gli annunci che abbiamo sentito nelle ultime settimane? È questo che il governo Draghi intende per transizione ecologica? Ancora petrolio e gas fossile?

Seppur riferite a procedimenti in corso da anni, queste nuove autorizzazioni non sono accettabili. Anche se a livello formale non ricadono nella moratoria prorogata sino a fine settembre solo qualche settimana fa, di fatto assistiamo a un nuovo assalto al nostro territorio, al nostro mare, che non va nella direzione necessaria per la decarbonizzazione di cui abbiamo bisogno.

Come abbiamo ribadito insieme a WWF e Legambiente, in Italia continua a mancare una legge analoga a quelle approvate in Francia e, recentemente, in Danimarca (uno dei maggiori produttori di petrolio della Ue) che stabilisca un chiaro termine ultimo di validità delle concessioni di coltivazioni in essere. E che preveda, di conseguenza, un fermo di tutte le attività ad esse correlate, oltre che un fermo delle autorizzazioni per nuove attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi

Non è certo provando a sfruttare le (poche) riserve nazionali di gas fossile e petrolio che riusciremo a centrare gli obiettivi ambientali e climatici che il nostro Paese dice di voler raggiungere.

Abbiamo invece bisogno di una rapida, giusta e reale transizione energetica basata sulla creazione di una filiera italiana di rinnovabili e accumuli. Una rivoluzione che porterebbe benefici a clima, ambiente ed economia, con la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro, come abbiamo dimostrato nel nostro rapporto “Italia 1.5”.