In Rome, Greenpeace Italy activists unfurled a banner with the message “Recovery fund: people and Planet before profits”, addressing the government and the President Conte.

Tema centrale di queste ore è la presentazione a Conte della nuova bozza di Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) sulla quale il premier e la maggioranza dovrebbero trovare una sintesi politica da presentare al prossimo Consiglio dei ministri.

La scelta di come saranno usati i fondi del recovery plan, al centro del dibattito politico, tocca anche il campo climatico ed ambientale e – nei sei capitoli che rappresentano le priorità del piano- la missione sulla rivoluzione verde e la transizione energetica rappresenta una fetta molto importante dei fondi.

Purtroppo, come abbiamo avuto modo di leggere dalla precedente bozza del 29 dicembre, il Piano contiene diverse misure che sembrano scritte sotto dettatura da un’azienda in particolare, ossia Eni. Dal documento che è circolato emerge che l’azienda partecipata è riuscita a far inserire progetti di confinamento geologico della CO2 a Ravenna e presunte bioraffinerie. Troviamo davvero sconcertante che ad un’azienda a parziale capitale pubblico che fattura ogni anno 70 miliardi di euro, sia permesso di farsi finanziare i propri progetti con soldi dei contribuenti europei!

Il Governo dovrebbe infatti garantire una rivoluzione verde degna di questo nome e non trasformare questa opportunità in un veicolo finanziario a vantaggio di privati che hanno chiari interessi a dilazionare la transizione energetica!

Finora nella Missione 2, denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica” ci sono 3 diverse componenti:

  • Impresa Verde ed Economia Circolare (per complessivi 6,3 miliardi)                              
  • Transizione Energetica e Mobilità Sostenibile (per complessivi 18,5 miliardi)
  • Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (per complessivi 40,1 miliardi)

Ed è proprio nella prima componente che gli interessi della compagnia italiana del gas e del petrolio emergono maggiormente. In questa componente infatti figurano alcuni progetti il cui soggetto proponente è il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che sono indubbiamente a tutto vantaggio di scelte miopi dal punto di vista climatico ed ambientale, in barba alla “Rivoluzione Verde” che dovrebbe essere il cuore della missione.

Dei progetti indicati nella bozza alle pagine 35,36 e 37 del documento troviamo infatti:

  • 0,54 miliardi per “Progetto economia circolare e chimica sostenibile” in cui si fa riferimento all’impianto di riciclo chimico a Mantova (a Mantova si trova uno degli impianti di Versalis, società del gruppo Eni impegnata nel petrolchimico);
  • 1,35 miliardi in “Progetti decarbonizzazione con tecnologie CCUS”, che comprendono tre diversi investimenti in cui si fa riferimento ai progetti di cattura e stoccaggio di Co2 nel distretto industriale di Ravenna, anche per la produzione  di materiale cementizio, e alla coltivazione di microalghe (anche qui settori in cui la protagonista è sempre Eni);
  • 1,35 miliardi in “Progetti per la produzione di combustibili alternativi e/o biopolimeri” che comprendono altri sei diversi investimenti dedicati in particolare alle bioraffinerie, dunque ai centri di Livorno, Gela e anche in riferimento allo stabilimento Versalis di Crescentino, Vercelli (di nuovo attività centrali di Eni).         

A conti fatti, alla filiera dell’idrogeno verde e della produzione di elettrolizzatori (nella bozza di PNRR alla voce “Promozione della produzione, distribuzione e uso di idrogeno verde”), che rappresentano un asset fondamentale per la decarbonizzazione, vanno meno fondi (per la precisione 1,34 miliardi) che ai progetti di Ravenna e dintorni!

Difficile sapere cosa sia rimasto nella versione che sarà consegnata oggi a Conte e cosa sarà mantenuto nella versione che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri, ma vista la bozza e considerata purtroppo l’incapacità della politica di opporsi agli interessi del comparto del gas e del petrolio, è plausibile che ben poco sarà cambiato nel PNRR alla voce “Impresa Verde ed Economia Circolare”. Siamo di nuovo di fronte a una mossa che non solo è poco lungimirante dal punto di vista ambientale e climatico, ma che fa gli interessi di pochi con le risorse di tutti, mettendo progetti che di rivoluzionario e di green non hanno nulla sotto la bandiera (abusata) della “Rivoluzione verde e della transizione energetica”.

In Rome, Greenpeace Italy activists unfurled a banner with the message “Recovery fund: people and Planet before profits”, addressing the government and the President Conte.