Le nuove restrizioni decise dal governo per contenere la pandemia ci costringono a passare molto più tempo in casa, che forse impieghiamo per prendercene ancora più cura, oppure per curare noi stessi e i nostri oggetti personali. Possiamo farlo evitando ulteriore inquinamento per il Pianeta?

Lo scorso luglio Greenpeace, col report “Plastica liquida: l’ultimo trucco per avvelenare il nostro mare” basato su indagini di laboratorio e online, ha denunciato la presenza di ingredienti in plastica all’interno di molti detergenti usati quotidianamente per le superfici, le stoviglie e il bucato e destinati inevitabilmente a inquinare il Pianeta.

Greenpeace expert examines Italian detergents for microplastics in a mobile laboratory at the Greenpeace warehouse in Hamburg.

Gli ingredienti in plastica più presenti sono risultati soprattutto in forma liquida, semisolida e solubile e solo in pochi casi in forma solida (noti come microplastiche). Pensavamo che le brutte sorprese finissero lì ma ci sbagliavamo. Greenpeace ha inviato in laboratorio sei dei prodotti già esaminati a luglio utilizzando una diversa metodologia analitica che permette di rilevare la presenza di particelle solide ancora più piccole con dimensioni inferiori a 50 micrometri (pari a 0,05 millimetri ovvero il limite strumentale delle analisi condotte a luglio).

Con questa tecnica abbiamo trovato almeno una particella di polistirene in tre prodotti (Chanteclair Sgrassatore Marsiglia, Spuma di Sciampagna Bucato Classico Marsiglia e Esselunga Lana, Seta e Capi delicati Argan e Vaniglia) e polietilene in due (Coccolino Ammorbidente Concentrato Aria di Primavera e Coop lavatrice liquido capi colorati) risultato che le analisi di luglio non avevano evidenziato. Abbiamo così individuato particelle piccolissime (fino a 5 micrometri pari a 0,005 millimetri). Resta inoltre la possibilità che le aziende usino plastica in forma di particelle ancora più piccole: le nanoplastiche (inferiori al nanometro, un milionesimo di millimetro) che sono ancora più difficili da individuare con gli strumenti analitici attualmente disponibili.

Greenpeace expert examines Italian detergents for microplastics in a mobile laboratory at the Greenpeace warehouse in Hamburg.

Per questo motivo, la proposta dell’ECHA (l’agenzia europea per le sostanze chimiche) per vietare l’utilizzo di microplastiche aggiunte intenzionalmente, assume un ruolo fondamentale nella lotta all’inquinamento da plastica. Le lobby industriali chiedono a gran voce che venga inserito un limite minimo di dimensioni per identificare le microplastiche da vietare. Se così fosse però c’è il serio rischio che le aziende, anziché eliminare le microplastiche dai propri prodotti, le sostituiscano con particelle sempre più piccole il cui uso sarebbe consentito per legge.

Questi nuovi risultati ci portano a ribadire che è fondamentale vietare l’utilizzo di tutte le materie plastiche usate come ingredienti nei prodotti di uso comune – non solo le solide, ma anche quelle liquide, semisolide o solubili – senza alcun limite minimo di dimensione delle particelle: più sono piccole, maggiore è la loro pericolosità per il Pianeta ma anche per noi perché possono potenzialmente penetrare direttamente nei tessuti. Mentre l’iter normativo europeo fa il suo corso, ognuno di noi può già fare la propria parte evitando subito di acquistare prodotti contenenti materie plastica in forma solida, liquida, semisolida o solubile.

Greenpeace ha realizzato una guida all’acquisto per identificare i più comuni ingredienti in plastica e scegliere quindi i detergenti che non li contengono. Scarica subito la tua guida “Pulito splendente…con la plastica!e smetti di essere complice inconsapevole dell’inquinamento da plastica contribuendo a creare insieme a noi un Pianeta più pulito e più sano.

Più mare, meno plastica!

Il mare non è una discarica: chiedi alle aziende di abbandonare l’usa e getta.

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