L’attuale pandemia non è un caso isolato. L’ultimo rapporto dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), l’organismo scientifico delle Nazioni Unite sulla biodiversità, avverte dell’esistenza di circa 850.000 virus che potrebbero avere la capacità di trasferirsi alle persone, come avvenuto con  Sars-Cov2. Il panel di 22 esperti internazionali, nell’ultimo rapporto dedicato a come sfuggire dall’era delle pandemie, indica anche le cause e la strada da seguire per invertire la rotta.

Il 70 per cento delle malattie emergenti sono causate da patogeni presenti negli animali, che infettano l’uomo a causa dell’aumento dei contatti tra fauna selvatica, animali da allevamento ed esseri umani. L’aumento di questi contatti è dovuto in buona parte alla distruzione di habitat naturali a causa di attività umane e, in particolare, più del 30 per cento delle malattie infettive emergenti sono attribuite al cambiamento di destinazione d’uso del suolo, espansione agricola e urbanizzazione.

IPBES/ Biodiversity and Pandemics

Prevenire è meglio

La via maestra da seguire per gli esperti è quindi quella di prevenire il problema, proteggendo gli habitat naturali, e non solo di “reagire” a posteriori attraverso la ricerca di cure e di vaccini. Nel rapporto si afferma che il rischio di future pandemie potrebbe essere notevolmente ridotto promuovendo il consumo responsabile di quelle materie prime che sono più strettamente legate allo sfruttamento dell’ambiente e della fauna selvatica.

Principale causa dell’espansione agricola, a scapito spesso di aree ricche di biodiversità, è proprio la necessità di creare nuovi pascoli e aree coltivate per l’alimentazione animale, anche per quelli presenti negli allevamenti intensivi italiani ed europei. Per questo motivo tra i cambiamenti suggeriti dagli esperti ricorre proprio il tema della riduzione dei consumi e della produzione di carne, anche attraverso tasse specifiche e imposte sul consumo di carne e sulla produzione zootecnica.

Tasse e imposte, un tema spinoso in questa fase di crisi economica che colpisce tanti settori, compreso quello zootecnico, anche nel nostro Paese. Ma sono di nuovo i numeri ad indicare la strada più lungimirante: gli sforzi economici necessari per cambiare i nostri modelli di consumo e di produzione, proteggendo l’ambiente, sono comunque infinitamente più bassi di quelli imposti da un’epidemia simile a quella attuale.

IPBES/ Biodiversity and Pandemics

I costi del Covid-19

La stima del costo del Covid-19 (a luglio 2020) si aggira tra gli 8 e 16 miliardi di miliardi di dollari. Le strategie globali per prevenire le pandemie basate su politiche “One health” ossia con un approccio che integra salute umana, animale e protezione ambientale, costano invece tra i 40 e i 58 miliardi di dollari all’anno. Circa 100 volte in meno rispetto ai costi che l’umanità sarà costretta a fronteggiare a causa di future pandemie.

Un confronto che gli stessi esperti definiscono “un potente incentivo” per adottare politiche che creino un “cambiamento trasformativo”, nell’interesse della salute, della conservazione della biodiversità, e delle nostre economie. Sembra un monito, ma anche un messaggio di speranza, che si adatta perfettamente all’attuale situazione europea.

IPBES/ Biodiversity and Pandemics

Serve una svolta, serve una PAC diversa

L’Europa si trova a dover decidere in questi giorni sulla più importante voce del budget europeo, attraverso una politica che interviene direttamente proprio su quel modello agroalimentare chiamato in causa così chiaramente dagli esperti IPBES: la Politica Agricola Comune (PAC). Il Parlamento europeo ha scelto di chiudere gli occhi davanti alle molte evidenze scientifiche che chiamano ad un cambiamento: ha scelto di continuare a finanziare principalmente le grandi aziende, gli allevamenti intensivi, di relegare le politiche ambientali ai margini del nostro sistema agroalimentare.

Una scelta miope che fa solo gli interessi di pochi, tradendo la necessità di una svolta verde, senza la quale, come dimostra il rapporto IPBES, i rischi per la nostra specie assumono dimensioni paurose. Di fronte a questa scelta c’è solo una cosa da fare, cancellare la proposta di PAC emersa dal voto della plenaria europea, e ripartire con la stesura di un testo che sia in linea con il Green deal europeo, e in armonia con il Pianeta.

Lo stanno chiedendo a gran voce anche i giovani Fridays For Future di tutta Europa, perché sanno che è in gioco il loro futuro.