Prosegue il nostro progetto “Mare caldo” che, avviato a novembre 2019 con una stazione pilota per il monitoraggio delle temperature marine all’Isola d’Elba, vede oggi l’adesione di ben quattro aree marine protette: il Plemmirio in Sicilia, Capo Carbonara – Villasimius e Tavolara – Punta Coda Cavallo in Sardegna, Portofino in Liguria. L’obiettivo del progetto è quello di studiare gli impatti dei cambiamenti climatici in mare e sviluppare una rete che possa monitorare nel tempo cosa succede nei mari italiani.

Dopo il mare dell’Isola d’Elba e quello di Portofino abbiamo svolto i primi monitoraggi nell’Area Marina Protetta del Plemmirio (Siracusa), la più meridionale del progetto, insieme ai ricercatori del DiSTAV dell’Università di Genova e rilevato a metà settembre temperature medie intorno ai 25 gradi centigradi fino a 25 metri di profondità e un ambiente ricco di specie termofile, cioè specie tipiche di ambienti più caldi.

Sebbene meno evidenti rispetto alle altre aree già studiate dal progetto “Mare Caldo” anche nel Plemmirio si possono osservare i primi impatti dell’aumento delle temperature. In particolare, lo sbiancamento di alcune alghe corallinacee incrostanti in tutti i siti monitorati tra i 6 e i 30 metri di profondità, l’assenza del grosso bivalve Pinna nobilis, colpito anche qui negli anni passati da una moria di massa, e l’abbondanza di specie termofile, la cui presenza, normale in queste aree più meridionali, si sta facendo sempre più massiccia con il rischio di alterare gli equilibri della biodiversità.

Preoccupa l’ampia presenza dell’alga verde Caulerpa cylindracea, specie aliena di origini australiane, osservata in tutti i siti di immersione studiati dal progetto ma che qui è arrivata a ricoprire quasi totalmente i fondali dai 20 ai 40 metri, e del vermocane, un verme urticante che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale, particolarmente abbondante negli strati più superficiali ma presente fino ai 40 metri di profondità. I ricercatori hanno rilevato inoltre un aumento in numero e dimensioni del pesce pappagallo e l’avvistamento per la prima volta in zona A della AMP di pesci flauto, specie aliena originaria del Mar Rosso da alcuni anni presente nei mari siciliani.

I dati ad oggi raccolti confermano che i nostri mari stanno cambiando a causa dell’aumento delle temperature, e che i cambiamenti climatici acuiscono la crisi di un ecosistema già sottopressione. Non c’è più tempo da perdere, se da un lato  è fondamentale un taglio netto delle emissioni di gas serra, dall’altro è necessario rafforzare e ampliare la rete di aree protette in linea con l’impegno preso dall’Italia di tutelare il 30% dei propri mari entro il 2030: solo tutelando le aree più sensibili potremo permettere ai nostri mari di adattarsi e sopravvivere a un cambiamento che è già in atto.

Proteggi gli Oceani

Cambiamenti climatici, pesca eccessiva, estrazioni minerarie, trivellazioni, plastica: i nostri oceani subiscono di tutto per colpa dell’avidità umana. Spesso sono proprio le zone d’Alto Mare, al di fuori della giurisdizione degli Stati costieri, a diventare prede degli interessi di pochi Stati ricchi e potenti o di aziende spregiudicate. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore? Non possiamo accettarlo: per difendere il fragile e meraviglioso ecosistema marino, serve creare una rete di Santuari d’Alto mare su scala planetaria.

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