Insieme a CIWF Italia e Legambiente, abbiamo inviato oggi una lettera alla Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova per chiedere l’indicazione del metodo di allevamento in etichetta.

© Greenpeace

Le condizioni degli animali allevati negli allevamenti intensivi italiani, insieme alla sostenibilità ambientale di queste attività, sono temi che attirano sempre più l’attenzione dei cittadini e che filtrano anche nel dibattito politico. Proprio poche settimane fa, nelle ultime ore di discussione del Decreto Rilancio in commissione Bilancio, è stato approvato un emendamento dedicato al “Sistema di qualità nazionale benessere animale”, che prevede l’istituzione di una certificazione sul benessere animale, su base volontaria, che non includerebbe però il metodo di allevamento in etichetta. Un grave errore, poiché è risaputo che proprio a diversi metodi di allevamento corrispondono diversi potenziali  di benessere e di sostenibilità ambientale. Un’etichetta chiara, che indichi il metodo di allevamento, sarebbe un atto dovuto verso i cittadini che chiedono maggiore trasparenza e maggiore attenzione all’ambiente e al benessere animale, ma anche nei confronti di quegli allevatori che investono per migliorare gli standard qualitativi e ambientali dei propri allevamenti, e che non vedono riconosciuto il proprio impegno sul mercato a causa di una certificazione che rischia di livellare tutto verso il basso. 

Lo stesso rischio è stato già denunciato rispetto al progetto di certificazione Classy Farm, e la proposta di inserire il metodo di allevamento in etichetta è stata più volte avanzata da diverse associazioni. Con questa lettera aperta si vuole richiamare l’attenzione della Ministra Bellanova sugli argomenti di chi afferma che senza sostenibilità ambientale e benessere animale non possono esistere né cibo sano, né un Made in Italy in “salute”.

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