La nostra spedizione “Difendiamo il mare” nel mar Tirreno centro settentrionale partita lo scorso 16 luglio continua la sua rotta tra aree marine protette e zone colpite dall’inquinamento da plastica. Oggi siamo arrivati alla foce dell’Arno e qui stiamo effettuando dei campionamenti di microplastiche, insieme alle ricercatrici del Cnr IAS di Genova e grazie al supporto della Lega Navale di Pisa che con la sua sede a Marina di Pisa ci ha ospitato consentendoci di condurre le attività di ricerca.

L’Arno è l’unico fiume che esamineremo in questa spedizione, mentre in quella del 2019 avevamo effettuato campionamenti alle foci di Ombrone, Tevere e Sarno. Sarà molto interessante ai fini della nostra attività di ricerca sullo stato di salute delle acque analizzare e confrontare i dati raccolti nei due tour.

Nastri trasportatori di rifiuti in plastica

I fiumi sono dei veri e propri nastri trasportatori di rifiuti plastici dai centri urbani fino al mare, che sta ormai diventando la più grande discarica del Pianeta. Secondo studi recenti l’80 per cento delle microplastiche – particelle inferiori ai 5 millimetri di dimensioni – si origina in ambienti terrestri e da lì, trasportata principalmente dai fiumi, arriva nei mari di tutto il mondo. Non stupisce, quindi, trovare elevate concentrazioni di micro e macroplastiche negli ambienti di acqua dolce e negli ecosistemi fluviali in tutto il mondo.

Nei fiumi possono riversarsi sia rifiuti in plastica più grandi, che sfuggono ai sistemi di trattamento e raccolta, che le microplastiche. Queste ultime possono derivare anche dalle nostre attività quotidiane perché contenute nei prodotti per la cura della persona, nei detersivi o rilasciate dai nostri abiti sintetici durante i lavaggi in lavatrice. Infatti, dagli scarichi delle nostre case queste microplastiche arrivano negli impianti di depurazione, in grado di trattenerne solo una frazione, mentre il resto finisce direttamente nei corsi d’acqua e da lì nei mari.

Anche la parte di microplastiche trattenute dai sistemi di depurazione però può raggiungere i fiumi e i mari attraverso i fanghi di depurazione utilizzati come fertilizzanti in agricoltura. Per questo motivo è importante effettuare ricerche non solo in mare aperto ma anche nei fiumi e alle loro foci: lo stato delle acque in queste zone può darci informazioni di fondamentale importanza per comprendere da dove si originano le microplastiche e come intervenire al meglio all’origine del problema.

Più mare, meno plastica!

Il mare non è una discarica: chiedi alle aziende di abbandonare l’usa e getta.

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