Roraima state, May 2020.

“Un grido di aiuto per affrontare un vecchio incubo che è tornato ed è diventato ancor più mortale”: così i leader dei Popoli Yanomami e Ye’kwana, che da generazioni abitano l’Amazzonia brasiliana, hanno definito la campagna internazionale #MinerosFueraCovidFuera. Lanciata lo scorso 9 giugno, chiede il sostegno del popolo brasiliano e della comunità internazionale a una petizione che chiede alle autorità brasiliane di allontanare immediatamente dalle terre Yanomami e Ye’kwana i circa ventimila cercatori d’oro che vi si sono illegalmente introdotti e che rischiano di diffondere il Covid19 nei villaggi.

Il Popolo Yanomami e il Popolo Ye’kwana, che insieme formano un nucleo di circa 27.000 persone, abitano in terre confinanti a cavallo fra Brasile e Venezuela. Negli anni Settanta e Ottanta la storia del Popolo Yanomami è stata segnata dalla trasmissione e diffusione di malattie portate dai cercatori d’oro (come la malaria e il morbillo), che hanno ucciso il 13 per cento della popolazione Yanomami. Quasi cinquant’anni dopo l’incubo si ripete e migliaia di cercatori d’oro sono tornati ad invadere e sfruttare impunemente le loro terre, oltre ad essere potenziali vettori della trasmissione Covid19. Circa la metà degli Yanomami vive in comunità a meno di cinque chilometri da un sito illegale di estrazione mineraria.

Stiamo monitorando il diffondersi di questo virus nei nostri villaggi, ci sono già state delle vittime. I nostri sciamani lavorano ininterrottamente per fermare questa xawara.” afferma Dario Kopenawa Yanomani, vicepresidente dell’Associazione Hutukara Yanomami. “Xawara” è la parola Yanomami per definire le epidemie portate dagli estranei. “Combatteremo e resisteremo. Ma abbiamo bisogno del sostegno del popolo brasiliano”, prosegue Dario, figlio di Davi Kopenawa, leader e sciamano Yanomami, autore del libro di fama internazionale “La caduta del cielo. Parole di uno sciamano Yanomami”.

ALDEIA WATORIKI, TERRA INDÍGENA YANOMAMI, RORAIMA, BRASIL: Novembro 2019 (Fotos: Victor Moriyama/ISA)

Secondo l’ APIB (Associazione dei Popoli Indigeni del Brasile), al 16 giugno sono oltre 5.613 indigeni sono risultati positivi al Covid19 e 294 sono deceduti. Inoltre, il virus ha già ucciso quattro Yanomami e ci sono 95 casi confermati tra Yanomami e Ye’kwana. Secondo uno studio realizzato dall’Istituto brasiliano Socio-ambientale in collaborazione con l’Università Federale di Minas Gerais e la Fondazione Oswaldo Cruz il Covid19 potrebbe infettare fino al 40 per cento degli Yanomami che vivono nei pressi di aree interessate dallo sfruttamento minerario illegale.

La maggior parte delle città, dei paesi e ovviamente dei villaggi che si trovano nei pressi o all’interno dall’Amazzonia sono sprovvisti di ventilatori polmonari. La distanza media tra i villaggi indigeni e l’unità di terapia intensiva più vicina in Brasile è di 315 chilometri. Per il 10 per cento dei villaggi la distanza è fra i 700 e 1.079 chilometri. Se uno Yanomami dovesse necessitare di ventilazione meccanica, dovrebbe affrontare un viaggio aereo di 3 ore per raggiungere la città di Boa Vista, capoluogo dello stato del Roraima: non ci sono collegamenti via terra o via fiume.

Oltre a lottare per difendersi dal Covid19  e per difendere le loro terre da chi vorrebbe sfruttarle impunemente, i Popoli Indigeni potrebbero trovarsi presto a fare i conti con incendi devastanti: fino al 15 giugno sono già stati registrati 907 focolai d’incendio in Amazzonia, circa il 39 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Oltre a Greenpeace e APIB (Associazione dei Popoli Indigeni del Brasile), numerose altre realtà  sostengono la campagna #MinerosFueraCovidFuera, tra le quali il COIAB (Coordinamento delle organizzazioni indigene nell’Amazzonia brasiliana), Survival International e Amnesty International.

E tu? Unisciti a noi e firma la petizione per difendere i veri guardiani delle foreste!

(Fotos: Victor Moriyama/ISA)