La Cattura e lo Stoccaggio della CO₂ (CCS) è da un lato solo una falsa soluzione per mitigare il riscaldamento globale e dall’altro la foglia di fico delle multinazionali fossili come ENI per continuare a estrarre gas e petrolio. È quanto denunciano Greenpeace Italia e ReCommon nel rapporto “CCS, l’ennesima falsa promessa di ENI”, diffuso oggi dalle due organizzazioni. 

Come si legge nel rapporto, dal 2009 i governi di tutto il mondo hanno stanziato 8,5 miliardi di dollari per progetti di CCS, ma solo il 30% di questi finanziamenti è stato speso perché alcuni progetti non sono riusciti a partire, mentre molti altri sono in ritardo o hanno ottenuto risultati così deludenti da essere già stati abbandonati per insostenibilità economica o problemi tecnici. Eppure ENI punta molto su questa tecnologia e si prepara a lanciare una nuova società che raggrupperà le attività di CCS.

In Italia c’è il progetto pilota ideato con Snam, a Ravenna, che doveva entrare in funzione a marzo, ma di cui si sono perse le tracce. Sulla carta, proprio con il progetto pilota di Ravenna e la possibile “diramazione” francese Callisto, ENI intende fare dell’Italia l’hub di CO₂ nel Mediterraneo.

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