Greenpeace definisce vergognosa la mossa del governo di ricorrere alla Corte di Giustizia europea contro la decisione della Commissione Ue che ha stabilito le quote di pesca del pesce spada, prevedendo un limite ai quantitativi massimi di pesca per la nostra flotta.

La scelta dell’Ue è semplice: tra il 2010 e il 2011 le statistiche sulle catture italiane di pesce spada sono state viziate da pratiche illegali con le reti derivanti, pertanto la quota attribuita ai nostri pescatori per il 2017 risulta inferiore rispetto a quanto il nostro governo si aspettava.

Come dimostrano le immagini – girate con telecamere nascoste da Greenpeace tra settembre e ottobre 2016 – e l’approfondimento “L’ultima bufala italiana sulla pesca illegale del pesce spada”, diffusi dall’organizzazione ambientalista, il problema della pesca e vendita illegale di pesce spada è noto, diffuso e confermato da numerosi sequestri e sanzioni comminati per il commercio illegale e l’utilizzo di reti derivanti illegali (note come “spadare”, i muri della morte), l’attrezzo di pesca più utilizzato dai pirati del mare a caccia di spada e tonni.

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