Sono passati quindici anni dal primo allarme, rimasto in larga parte inascoltato, sulla
contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) negli alimenti prodotti in alcune aree del Nord Italia. Nonostante le prime allerte siano state trasmesse al Ministero dell’Ambiente e all’Istituto Superiore di Sanità già nel 2007, ancora oggi non abbiamo un quadro chiaro sul rischio sanitario derivante dal consumo di alimenti provenienti dalle zone inquinate.

La ragione? Una serie di ritardi, indagini parziali – o mai fatte – e negligenze istituzionali, come si può leggere in questo briefing. Una situazione che è ancora più pesante per alcune aree del Veneto, in cui la gravità dell’emergenza Pfas è nota da anni. E dove monitoraggi parziali e la quasi totale assenza di misure per tutelare la salute pubblica condannano parte della popolazione a consumare cibo inquinato. Un’emergenza ambientale e sanitaria che, come provano le interviste agli esperti e i documenti raccolti da Greenpeace Italia per redigere questa indagine, risulta tuttora fuori controllo.

Leggi l’inchiesta integrale