Non possiamo vendere armi a Paesi “in stato di conflitto armato” o responsabili di “gravi” violazioni dei diritti umani, eppure le esportiamo nelle aree “calde” del mondo.

La conferma arriva dall’ultima Relazione governativa annuale sull’export di armamenti, prevista in base alla 185/1990, la legge che regola il commercio dei materiali d’armamento nel nostro Paese.

La mappa interattiva di Greenpeace, che mette in correlazione le autorizzazioni all’esportazione (e le consegne definitive) del nostro Paese con il Normandy Index(NI), un indice del Parlamento Europeo che misura la minaccia alla pace considerando non solo fattori tradizionali, come i conflitti armati e il terrorismo, ma anche criteri nuovi, come l’insicurezza energetica e il cambiamento climatico, evidenzia un forte sbilanciamento dell’export bellico italiano verso le aree “calde” del mondo.

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