«Sfruttare opportunisticamente la situazione emergenziale dovuta al Covid-19 per tutelare gli interessi industriali dei produttori di plastica usa e getta è inaccettabile, soprattutto considerando che i dispositivi medici sono esclusi dalla plastic tax». È quanto dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace, rispondendo a quanto dichiarato di recente anche da Unionplast, la federazione confindustriale delle imprese trasformatrici delle materie plastiche.

«La verità è che non abbiamo ancora quasi nessuna certezza riguardo l’emergenza Covid-19: in questa crisi sanitaria le nostre scelte di acquisto e quella dei decisori politici devono basarsi sulla scienza e sui consigli degli operatori sanitari, non sui suggerimenti di un settore industriale che cerca di sfruttare questa situazione come un’opportunità per mantenere inalterato il proprio modello di business», conclude Ungherese.

La pandemia in corso ci insegna semmai che non bisogna aggravare il degrado ambientale del nostro Pianeta, come invece contribuisce a fare l’inquinamento da plastica. È quindi necessario non tornare indietro su tutti quei provvedimenti, inclusa la plastic tax, che vogliono garantire una transizione ecologica verso soluzioni con basso impatto ambientale.

Secondo stime recenti la produzione di plastica quadruplicherà i volumi attuali entro il 2050 e sarà responsabile del 20 per cento del consumo mondiale di combustibili fossili, aggravando ulteriormente l’emergenza ambientale e climatica del Pianeta.