Un nuovo modello equo e sostenibile per il settore della pesca e delle produzioni ittiche. Con questa nuova vision Greenpeace si rivolge ai consumatori e agli operatori del settore come pescatori, commercianti, ristoratori, invitandoli ad unire le forze e lavorare ad un futuro sostenibile per i nostri oceani.

La roadmap traccia la vision dell’organizzazione per una nuova economia che si allontani dall’attuale modello iniquo e non sostenibile della pesca e del commercio e consumo di pesce, suggerendo alcuni passi da intraprendere per un futuro sostenibile, dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale.

«La pesca è in crisi, le risorse sono al collasso e il pesce che arriva sulle nostre tavole ha spesso origine e qualità sconosciute. È un sistema che si regge solo su sussidi pubblici senza i quali non sarebbe economicamente redditizio, che favorisce le produzioni industriali piuttosto che valorizzare i prodotti della piccola pesca a basso impatto ambientale: non regge», commenta Serena Maso, della Campagna mare di Greenpeace Italia.

La richiesta crescente di prodotti ittici sostenibili e di qualità, locali e tracciabili non viene soddisfatta dal mercato attuale, che al contrario favorisce quelli provenienti dalla pesca industriale, legittimando marchi e certificazioni di sostenibilità poco attendibili e in generale è caratterizzato da scarsi controlli e poca trasparenza e tracciabilità.

«È necessario passare a un modello di pesca e consumo di pesce basato sulla sostenibilità e la consapevolezza ambientale. Dobbiamo ripartire dalle piccole produzioni che derivano da pratiche di pesca responsabili, filiere corte e tracciabili, in grado di restituire il giusto valore al pesce che mangiamo e dignità ai pescatori che lo hanno pescato nel rispetto del mare. La buona notizia è che un altro modello di pesca e consumo è possibile e stanno nascendo sempre più iniziative imprenditoriali alternative che puntano alla qualità e non alla quantità, basate sul concetto che dobbiamo imparare a mangiare meno e meglio», conclude Maso.

Quello suggerito da Greenpeace è un modello in cui pescatori, comunità costiere, filiere commerciali, istituzioni locali e consumatori si uniscono in una vision condivisa, basata su criteri di sostenibilità: si tratta di iniziative che mettono in contatto diretto pescatori a basso impatto ambientale e consumatori, in modo equo e trasparente e dando un giusto valore al pesce e al lavoro dei pescatori.

Vendite dirette online o dalla barca, attività di pescaturismo e ittiturismo, piattaforme online che tagliano le catene di approvvigionamento e puntano a garantire pesce pescato in modo responsabile e un prezzo per equo a pescatori e consumatori.

C’è un crescente movimento di persone, organizzazioni e imprese che si battono per cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo il cibo. Greenpeace li invita a unirsi in un movimento che sosterrà la pesca sostenibile, favorirà nuove partnership, e alla fine si concretizzerà in un modello alternativo, equo e sostenibile per la pesca e il consumo.