Greenpeace esprime sconcerto e disgusto per la vicenda che oggi vede 47 persone intrappolate sulla nave Sea Watch appena fuori il porto di Siracusa. La nostra solidarietà va a queste ennesime vittime della crudele avventura di chi, per bieco tornaconto elettorale, alimenta odio e paura invece di coltivare e rispettare le tradizioni di accoglienza e solidarietà degli uomini di mare, in tutto il mondo e in particolare in Italia.

È triste invece verificare che oggi l’Italia sta violando questi principii e una fondamentale legge del mare come la Convenzione di Amburgo sul salvataggio marittimo del 1979, che obbliga gli Stati firmatari (tra cui l’Italia che ha aderito alla Convenzione con la Legge n.147 del 3 aprile 1989) a “…garantire che sia prestata assistenza ad ogni persona in pericolo in mare… senza distinzioni relative alla nazionalità o allo status di tale persona o alle circostanze nelle quali tale persona viene trovata” (Capitolo 2.1.10), nonché a “… fornirle le prime cure mediche o di altro genere ed a trasferirla in un luogo sicuro” (Capitolo 1.3.2).

Greenpeace è nata e opera sul mare e sa bene cosa vuol dire trovarsi in difficoltà in mezzo alle onde. Quello che invece non riusciamo facilmente a immaginare è la paura, il terrore di chi deve fuggire dal suo mondo, dalla sua casa, per poter sperare in un futuro appena decente affrontando prove agghiaccianti.

La fuga dei migranti che rischiano la vita per attraversare un deserto prima e il Mediterraneo dopo impone una riflessione alle nostre coscienze. Sappiamo infatti che gli interessi dei Paesi ricchi del “Nord” sono dietro i conflitti e i disastri ambientali che sono spesso la causa – diretta o indiretta – di flussi migratori che fatalmente aumenteranno se noi – che possiamo – non interverremo.

Aiutare queste persone è nel nostro interesse. Costruire muri, e criminalizzare chi generosamente interviene per prestare soccorso ai migranti, ci condanna a un futuro di conflitti insostenibili. Anche per questo, Greenpeace Italia ha deciso di sostenere l’appello per il Premio Nobel a Riace: un esempio di integrazione e accoglienza.