ROMA, 17.04.2025 – Greenpeace Italia denuncia che una sua inserzione pubblicitaria prevista sul Corriere della Sera di oggi è stata rifiutata dalla redazione del quotidiano perché metteva in discussione la qualità dell’informazione sul clima nel nostro Paese e chiamava in causa il ruolo ingombrante di ENI. L’inserzione era un tentativo di denunciare l’influenza economica che le aziende inquinanti come ENI, tra i principali responsabili del riscaldamento globale, esercitano sulla stampa italiana.

L’inserzione rifiutata

«È preoccupante che uno dei principali quotidiani italiani come il Corriere della Sera si presti al gioco delle grandi aziende del petrolio e del gas, che sfruttano le loro pubblicità infarcite di greenwashing per ingannare i lettori e nascondere le proprie responsabilità nella crisi climatica», dichiara Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia. «Noi amiamo i giornali e crediamo che il buon giornalismo possa avere un ruolo cruciale nella difesa del pianeta, ma siamo convinti che lo strapotere esercitato dalle compagnie dei combustibili fossili sui media sia una minaccia per la libertà di stampa, la democrazia e il clima del pianeta. Abbiamo urgente bisogno di un’informazione sul clima libera, completa e trasparente se vogliamo salvarci dal riscaldamento globale».

Solo pochi giorni fa, l’ultimo rapporto annuale su media e clima realizzato dall’Osservatorio di Pavia per Greenpeace ha mostrato che nel 2024 il Corriere della Sera ha pubblicato sulle sue pagine più pubblicità di aziende inquinanti che articoli dedicati alla crisi climatica (in media 5,2 pubblicità contro 3,9 articoli a settimana). Inoltre, fra i principali quotidiani italiani, il Corriere è quello che ha ospitato il maggior numero di pubblicità di ENI: ben 64. Di fronte a queste evidenze, Greenpeace Italia ritiene paradossale che lo stesso giornale abbia censurato una pubblicità in cui si evidenzia un problema – la dipendenza economica dei media dai finanziamenti delle aziende inquinanti – che dovrebbe essere di massimo interesse per chiunque abbia a cuore la libertà di stampa e l’informazione sul clima. L’associazione ambientalista si riserva perciò di pubblicare l’inserzione pubblicitaria rifiutata dal Corriere della Sera su altre testate affinché la discussione sui responsabili della crisi climatica non sia messa ancora una volta a tacere.