Commentando la nuova bozza dell’accordo finale della COP26 pubblicato dalla presidenza britannica questa mattina, la direttrice esecutiva di Greenpeace International, Jennifer Morgan, dichiara:
«Potrebbe e dovrebbe essere migliore, abbiamo un ultimo giorno per rendere il testo di chiusura della COP26 molto, molto migliore di com’è. Nel nuovo testo c’è ancora lo zampino delle lobby dei combustibili fossili e questo non è l’accordo ambizioso che la gente si aspetta da Glasgow».
«La parte chiave del testo, sull’abbandono del carbone e lo stop ai sussidi per i combustibili fossili è stata gravemente indebolita, ma è ancora presente e deve essere rafforzata prima che si chiuda il summit. Questa è una battaglia cruciale che non possiamo perdere. Nel frattempo siamo passati dall’”esortare” i governi a rafforzare i loro obiettivi climatici per il 2030 in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento del pianeta entro 1,5°C, al semplice “richiedere” che lo facciano entro il 2022. Se già prima il testo non era abbastanza forte, ora è ancora più debole e va cambiato», continua Morgan.
«La presidenza britannica deve fare tutto il possibile per mantenere gli elementi più ambiziosi nell’accordo. Se prima le nazioni più ricche ignoravano ampiamente le richieste dei Paesi più poveri di ricevere sostegni finanziari per affrontare la crisi climatica, adesso iniziano a riconoscere che queste richieste devono essere soddisfatte. Ma non è abbastanza, i Paesi più ricchi devono aumentare le loro offerte di supporto e finanziamento», continua Morgan.
«I negoziatori a Glasgow devono cogliere questa storica occasione, ma per farlo devono isolare i governi che sono venuti qui a ostacolare l’accordo e devono invece ascoltare le richieste dei giovani e delle nazioni più vulnerabili. Stiamo assistendo a uno sforzo deliberato e cinico da parte di alcuni Paesi di trasformare l’Articolo 6 in un testo che permetta di imbrogliare, fare greenwashing e creare scappatoie. Oggi è un giorno cruciale nella lotta per difendere l’obiettivo di limitare il riscaldamento del pianeta entro 1,5°C dagli interessi di chi farà di tutto per eludere le proprie responsabilità nella crisi climatica. Qualsiasi passo indietro rispetto a questo obiettivo mette in pericolo l’essenza stessa dell’Accordo di Parigi», conclude Morgan.