È entrato nella fase operativa anche in Italia il design della governance che gestirà i fondi assegnati dall’Unione europea nell’ambito del Next Generation Eu plan. Greenpeace Italia chiede che i fondi destinati alla rivoluzione verde vengano utilizzati per una reale svolta green del Paese, e che il governo si dimostri non solo coerente con gli annunci fatti finora su questo tema ma anche efficace.

«Solo pochi giorni fa il Presidente del Consiglio Conte, assumendo la Presidenza del G20, ha affermato di voler mettere persone e Pianeta tra i pilastri dell’immediato futuro. È quanto ci auguriamo, vorrebbe dire smentire con i fatti le voci circolate finora sulla ripartizione dei fondi destinati alla rivoluzione verde», commenta Chiara Campione di Greenpeace Italia. «Ci sembrerebbe infatti assurdo e paradossale che a guidare il Paese nel necessario processo di transizione ecologica ed energetica siano ad esempio compagnie come Eni, una delle aziende tricolori più inquinanti al mondo, nonché tra le responsabili dell’emergenza climatica che sta colpendo sempre più duramente tutto il Pianeta, Italia inclusa».

Eni e governo vorrebbero infatti spendere miliardi di euro in un progetto costoso e poco utile nella lotta all’emergenza climatica, come quello della Cattura e dello stoccaggio di CO2 (CCS), a Ravenna. Puntando su una tecnologia molto onerosa dal punto di vista economico e che verrebbe usata esclusivamente per poter continuare a estrarre gas fossile. Mentre, per Greenpeace, occorrerebbe invece mirare con convinzione a una reale rivoluzione energetica, che si basi su energia pulita e fonti rinnovabili, con vantaggi economici per il Paese e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Per Greenpeace Italia sarebbe inoltre altrettanto paradossale, grave e sconcertante la mancanza di equità di genere nel team a cui verrebbero affidate, tra le altre cose, tematiche a dir poco fondamentali per la crescita sociale e culturale di questo Paese, come la parità di genere, la diseguaglianza e l’inclusione.